Di recentissima uscita, il 3 dicembre, il saggio/confessione/divertissement/invettiva di Rafael Spregelburd dal titolo “Sul mio teatro: contagio e DISintegrazione. Scritti su maiali, tacchini, supereroi e altre bizzarre creature” è una lucida, irriverente e libera testimonianza del suo pensare e agire teatrale. Edito da Cue Press e pubblicato in occasione del focus che l’edizione 2024 di Teatro Festival Parma ha dedicato all’autore argentino durante il convegno internazionale Giornate d’autore (leggi l’articolo), questo testo è un documento prezioso per chi ama Spregelburd, o lo detesta anche, per chi lo ha incontrato nei seminari o ha visto “solo” i suoi spettacoli. Difficile dare al testo una suddivisione specifica, a leggere l’indice troverete, infatti, capitoli che sono anche manifesti, in sintesi, del suo teatro: da Il teatro era il contagio a Futuri, menzogne e video fino ad arrivare a Presente DIScontinuo e Teatro della DISintegrazione che confermano lo spessore politico dell’autorialità di Spregelburd. Il presente, connesso e disconnesso, la realtà, con le sue verità e menzogne, e il tempo, nella sua relativa frammentazione, sono i poli di un flusso di pensiero che interroga i suoi stessi lavori, da quelli più recenti, come “Inferno” e “Diciassette cavallini” presentati in Prima Nazionale proprio al Teatro Due di Parma (leggi le recensioni) o “Bizzarra” la cui battuta “Com’è triste la prudenza” era diventata, all’epoca, uno dei motti del Teatro Valle Occupato. Il caos, dominatore assoluto, e la disintegrazione come modalità di rappresentazione non scalfiscono però un assunto basilare, ma non banale, che per Spregelburd resta un monito in questi tempi complessi: «L’unica cosa che rimarrà intatta è la dimensione conviviale del teatro. Anche trattasse argomenti impensabili, lo farà sempre dal vivo». (Sul mio teatro: contagio e DISintegrazione. Scritti su maiali, tacchini, supereroi e altre bizzarre creature, di Rafael Spregelburd, traduzione Manuela Cherubini, Cue Press, 2024)