HomeCordelia - le RecensioniLA PARTE MALEDETTA. CARMELO BENE (regia Clemente Tafuri)

LA PARTE MALEDETTA. CARMELO BENE (regia Clemente Tafuri)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 24

A Genova c’è un bastione silente, ma serio e testardo, della ricerca teatrale, rappresentato dal lavoro di Teatro Akropolis. Il gruppo negli anni ha declinato il proprio campo d’azione non solo negli ambiti creativi, anzi ha dimostrato un amore ostinato per alcune zone della scena contemporanea. Passione concretizzatasi in un festival, in una collana di libri, talvolta nell’organizzazione di importanti convegni, negli ultimi anni in un un progetto cinematografico e ora anche in un archivio digitale dedicato agli studi delle arti performative. Ma è sempre la scena ad essere al centro dello sguardo, con l’intento di scandagliare la creazione artistica più che l’evento spettacolare. Akropolis si muove in questo senso con discrezione, come un visitatore alla ricerca di un mistero, in una stanza buia, in mano solo una piccola torcia con cui illuminare certi dettagli. Nel caso di La parte maledetta, il tentativo è quello di raccontare l’arte con l’arte: quelli di Clemente Tafuri e David Beronio non sono documentari (su Massimiliano Civica, Paola Bianchi, Gianni Staropoli, Carlo Sini e ora Bene), ma lavori che problematizzano il linguaggio teatrale problematizzando quello filmico. Si pensi a uno di quelli più radicali, il film su Civica, dove neanche la voce del regista appariva e le sue parole erano affidate alla narrazione di Bobo Rondelli. Nel caso dell’ultima tappa, vista a Teatri di Vetro, il cuore del linguaggio è nel montaggio, nel filo rosso che lega i frammenti di archivio, il prezioso materiale nel quale Bene parla del teatro come miracolo del non luogo, della propria arte in contrapposizione con il sistema – “mondano” e “dopolavoristico” – dello spettacolo. Non è il Carmelo Bene tritato e riconsegnato in forma di meme nelle sue uscite più divertenti e decontestualizzate, qui Akropolis non teme le tirate più complesse e filosofiche, ma neanche alcune suggestive immagini dal cinema beniano o dalle celebri produzioni televisive dei suoi spettacoli. La parte maledetta in questo caso è il corpo a corpo con la rappresentazione, il suo perenne disfacimento. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro India. Teatri di Vetro 2024. Regia Clemente Tafuri con Valentina Beotti, Margherita Fabbri, Daniela Paola Rossi fotografia e montaggio Clemente Tafuri, Luca Donatiello, Alessandro Romi riprese e audio Luca Donatiello, Alessandro Romi

Cordelia, dicembre 2024

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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