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ICE_SCREAM (di Giselda Ranieri)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 24

Foto Margherita Masè

Guardare Giselda Ranieri in scena significa osservare un corpo mente che elabora live un pensiero coreografico: non si tratta di improvvisazione ma di un ragionamento che continua ad articolarsi in partiture e espressioni che sono sempre in allerta, e mai si tranquillizzano nella successione ordinata della partitura. Una costante elaborazione che diviene trasparente, soprattutto quando il suo lavoro, prima in sala prove, poi in fase laboratoriale, entra in contatto con il pubblico. ICE_SCREAM, presentato al Teatro India, è una sintesi aperta, non ancora chiusa in una struttura definitiva, che ha come sottotitolo Molti volti per un progetto sull’umano e in cui si condensa il lavoro della danzatrice, performer e coreografa sul binomio oppositivo riso/pianto. Già elaborato durante Trasmissioni, la fase di ricerca di Teatri di Vetro, nell’esercizio condotto con la consulenza di Fiora Blasi, per quanto riguarda gli strumenti di clownerie, e insieme ad alcune partecipanti; il progetto di Ranieri arriva al suo primo approdo insieme all’interprete Micheal Incarbone presentandosi come un duo non solo di danza, ma anche duo musicale, attoriale, vocale, comico e persino animale. Due esseri viventi rivaleggiano tra loro, prima con movimenti in parallelo, poi con duelli diagonali e vicinissimi al proscenio, utilizzando due microfoni che fungono da amplificatori di suoni già risonanti dall’interno dei corpi: sono creati, propagati, urlati tramite contorsioni, prolungamenti, flessioni che uniscono questi rumori organici, fisici, a una sonorizzazione campionata elettronicamente, a cui si aggiungono riferimenti agli anni Ottanta, dalle tute animalier indossate, a un orecchiabile tormentone, fino all’acme finale col Bolero di Ravel su uno sfondo di cuori pulsanti al neon. Uno spettacolo che è una human beatbox (in riferimento alla tecnica musicale di riproduzione di suoni con la bocca) calamitante, che non si fa mai perdere di vista, che comprende tutto lo spettro dell’emotività: ascese e discese, toni gravi e acuti, fasi di condensazione e scioglimento (come il gelato “ice cream” del titolo che allude anche a io urlo “I scream”) che si manifestano sui volti di Ranieri e Incarbone facendoli diventare sorprendenti maschere tragicomiche. (Lucia Medri)

Visto al Teatro India, Teatri di Vetro: idea e coreografia di Giselda Ranieri, in scena Michael Incarbone e Giselda Ranieri, progetto sostenuto da Inteatro/Polverigi; Oriente-Occidente; Armunia; CLAPS/Brescia; Komm Tanz-Passo Nord – Compagnia Abbondanza-Bertoni; Qui e Ora Residenza Teatrale, ATCL; Teatro della Tosse. Produzione Gruppo E-Motion con il sostegno di MIC – Regione Abruzzo e Comune dell’Aquila. Foto di Margherita Masé

Cordelia, dicembre 2024

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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