Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 24
C’era del timore nei confronti di questo Gennareniello. Ma Lino Musella ha studiato tanto, moltissimo. Esattamente come De Filippo nelle versioni televisive delle sue commedie, l’attore appare a sipario calato per parlare col suo pubblico. Declama l’ultima lezione, quella del 1983, un anno prima della morte del drammaturgo. La vita e la morte sono momenti di un fluire: chi va via, lascia spazio al nuovo, e chi arriva deve studiare, conoscere ciò che è stato, amarlo, e andare oltre. Sollevato il pesante velluto rosso, c’è una terrazza napoletana: è il 1984 e sui muri si legge il furioso passaggio del terremoto di quattro anni prima. Dall’abitazione di una palazzina inguainata da impalcature, esce della musica e appare una bella ragazza. Gennareniello è la storia di un conflitto generazionale e di una fine, ma anche della forza dell’abitudine a volersi bene. Musella ha avuto la brillante intuizione di trattare Eduardo, Luca e Pupella come se fossero proprio delle maschere: sono attori e sono l’interpretazione dei personaggi. Questo ha prodotto una perfetta aderenza al modello originale, pur mantenendo gli specifici tratti: Tonino Taiuti è meravigliosamente Eduardo che interpreta Gennareniello, pur lasciando intravedere, leggerissimo e pudico, un ritmo jazz nei movimenti. Lo stesso Musella è Luca, pur cambiandogli aspetto e rendendolo simile a Nino D’Angelo e vagamente vicino a quella gioventù del primo Troisi, immobile e senza meta perché senza lavoro. Sarebbe un torto non ricordare il fulgore dell’interpretazione di Gea Martire, i cui pesanti e pensanti silenzi la rendono una meravigliosa Pupella. Musella riesce a restituire la normalità di una storia esemplare di una normalissima famiglia, con una tenerezza straziante ma senza eccessi. È il 1984, anno della morte di Eduardo. Oltre quella data, la sua umanità non può trovare spazio: Napoli era cambiata, come era cambiato l’occidente tutto. Gennareniello, messo in scena la prima volta nel 1932, è diventato il passato, ed è la fine che lascia spazio al nuovo. (Valentina V. Mancini)
Visto a Teatro San Ferdinando, Crediti: Di Eduardo De Filippo; Regia Lino Musella; Con Tonino Taiuti, Gea Martire, Lino Musella, Roberto De Francesco, Ivana Maione, Dalal Suleiman, Alessandro Balletta, Daniele Vicorito; Scene Paola Castrignanò; Costumi Ortensia De Francesco; Foto di scena Ivan Nocera.