Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24
Il pubblico riempie la sala, animandola con il suo vociare. Poi, il sipario si alza. In scena, una copia di un ready-made di Duchamp, Ruota di bicicletta, e quattro pareti di simil-ardesia sfruttate come lavagne. Fa la sua entrata la sfavillante protagonista, Laura Curino, che riesce a concentrare nella sua persona energica vari ruoli, intercambiandosi tra di loro senza il minimo sforzo apparente: diventa così narratrice della vicenda, poi madre e padre di Alfonsina, e la stessa protagonista da bambina e da adulta, riuscendo a distinguere tra i personaggi della vicenda tramite precise inflessioni della voce, cambi d’abito e gesti ricorrenti. La messinscena (con le regia di Consuelo Barilari e il testo di Andrea Nicolini) viene accompagnata da resoconti scritti su ritagli di giornale e filmati d’epoca accompagnati dalla voce della stessa Curino, manipolata in modo da confondersi con quella di un cronista. Si ripercorre la vicenda di Alfonsina Strada, moglie del ciclista Luigi Strada, e come, per una serie di circostanze fortuite, sia arrivata ad essere la prima e unica donna a partecipare al Giro d’Italia nel 1924. Dalla sua passione per le lunghe corse in bicicletta fatte di nascosto dal padre, la narrazione si focalizza sul trasferimento a Torino e poi a Milano, fino alla partecipazione al Giro di Lombardia, premessa importante alla sua grande impresa ciclistica. La bicicletta si fa sinonimo di emancipazione e libertà per Alfonsina, diventando il mezzo per sfuggire dal “fosso” in cui è cresciuta, nelle campagne dell’Emilia-Romagna, e dai suoi pregiudizi. Una storia di eccezionalità nell’ordinario che diventa appunto atipica in favore di una componente di “eccellenza femminile” in un ambito dominato dagli uomini, come lo è ancora oggi il mondo dello sport. Dagli anni Venti ad oggi, di strada ne è stata percorsa verso la parità di genere, ma il traguardo è ancora lontano: come Alfonsina, occorre mettersi in sella alla bicicletta e pedalare, affrontando ostacoli e impedimenti, nella speranza di poter azzerare, giorno dopo giorno, i chilometri mancanti. (Letizia Chiarlone)
Visto al Teatro Eleonora Duse, Festival dell’Eccellenza al Femminile. Di Andrea Nicolini, Produzione Schegge di Mediterraneo, Festival dell’Eccellenza al Femminile, Contato del Canavese Regia e scenografia Consuelo Barilari Drammaturgia e interpretazione Laura Curino