Recensione. Il debutto di Uccellini, nuova produzione del collettivo lacasadargilla diretto da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, visto al Teatro Vascello per Romaeuropa Festival 2024. A gennaio al Piccolo Teatro di Milano e poi a Torino.
La famiglia è un topos drammaturgico presente da sempre nella storia delle scritture teatrali. Con inflessioni più o meno autobiografiche le storie delle famiglie contemporanee affollano anche il cinema e la letteratura. E’ naturale dunque che a questo schema guardino anche le autrici e gli autori più giovani: nel testo di Rosalinda Conti (master in drammaturgia alla Silvio D’Amico e studi anche con Paravidino e Calamaro), andato in scena al Teatro Vascello di Roma nel ricco e affollatissimo programma di Romaeuropa, con l’allestimento di Lacasadargilla, il pubblico si trova subito di fronte a un meccanismo conosciuto. Ci sono due fratelli, uno è contrito e profondo, Theo, lo scrittore venuto a cercare la pace (e le risposte) nel bosco – lo interpreta Emiliano Masala – e l’altro, Luka, è egoista e superficiale, in quest’ultimo caso il corpo e la voce sono prestati da Francesco Villano. Luka e Anna (Petra Valentini) hanno una relazione, arrivano nella casa nel bosco in tarda mattinata, mentre Theo si sveglia, il triangolo ora è composto.
Altro personaggio centrale nello spoglio intreccio è la casa; lo spazio scenico ideato da Alessandro Ferroni che accoglie una serie di luoghi nel buio, come piccole isole di vita nel vuoto: un lungo tavolo sul quale sono sparsi libri, una vecchia radio e altri oggetti, un cucinino da campagna, sedie povere in legno. Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, con una regia tesa a lasciar emergere il testo, con il contributo delle suggestive luci di Omar Scala, creano un’atmosfera sospesa, come se questa casa fosse allo stesso tempo il luogo degli affetti, dell’infanzia e una sorta di non luogo fuori dalle geografie. E d’altronde i tre personaggi sono figure pulitissime, esempi di una borghesia in cui non aleggia nessuna inflessione dialettale. La casa è il luogo del passato, quando oltre ai due fratelli c’era anche una sorella, la figura aleggia come una sorta di fantasma, evocata solo nei dialoghi dei due; lo capiamo presto che quello è il nodo che li divide, che quella morte si è messa tra le loro vite come un muro. Ma l’autrice sembra volerci dire che non c’è nessuna tragedia da risolvere, come se il dramma sia tutto nella relazione da ricucire tra i due uomini, in mezzo si trova una donna che naturalmente verrà attratta anche dall’altro fratello, quello più sensibile e triste.
E allora dopo un po’ ci si chiede quale sia lo scarto del testo oltre al meccanismo già conosciuto (e quasi stereotipato) delle sofferenti relazioni familiari. Fortunatamente Conti si ferma molto prima del melodramma e l’attrazione tra Anna e Luka rimane solo nelle possibilità. Nella scrittura – che ha il pregio di contrarre la vicenda in un tempo teatralmente verosimile, una giornata, fino alla mattina successiva – tutto è chiuso nel passato, in quell’infanzia tra i limoni, tra le piante che ora sono diventate erbacce. Di certo passare un paio di giorni nella casa nel bosco che si pensava vuota e che invece è abitata da un fratello con il quale non si è più in buoni rapporti può creare una bolla, ma qui davvero nulla ci parla del mondo fuori, come se le relazioni tra queste persone non abitino gli anni più complessi e violenti di questa epoca. E allora se tutto è determinato dalle finissime particelle di queste relazioni sentimentali ci vuole la maestria del lirismo cechoviano, ma in Uccellini il passato e le relazioni rischiano di diventare una prigione drammaturgica invece che un trampolino poetico.
I tre interpreti nel prosieguo delle repliche potranno affinare quella nettezza con cui i caratteri sono disegnati (cercando così di nascondere qualcosa soprattutto nei due uomini subito inquadrabili) è il testo però a farci sollevare qualche dubbio: perché sembra non riuscire ad innescare possibilità teatrali che vadano oltre il dramma-conversazione, pur sofisticato e di ottima fattura, in cui le storie dell’infanzia, i discorsi sulle specie degli uccelli e le apparizioni misteriose di un orso si intrecciano, si sovrappongono tentando di diventare simboli. Si rimane in attesa di ulteriori risvolti che non arrivano e la drammaturgia invece di svelare procede, faticosamente, per piccoli racconti o dialoghi allegorici: sulla paura che possano fare le lumache a certe persone, sulle descrizioni dei versi degli uccelli riprodotti dalla sorella (riproduzioni dei volatili pendono anche dal soffitto). Questo spettacolo, nonostante la confezione bellissima, in cui spicca il suggestivo ma delicato lavoro visivo di Maddalena Parise sul velatino che rappresenta la grande finestra alla quale i tre guardano verso fuori, si ferma prima di avere il coraggio di entrare davvero nella profondità delle questioni e di consegnarci così personaggi tridimensionali e una vicenda complessa. Al netto di una qualità compositiva complessivamente alta, come sempre avviene nelle opere di lacasadargilla, anche la regia di Natoli e Ferroni non volendo invadere il campo creativo del testo (forse a ragione dato che si parla di un copione mai andato in scena) si tiene lontana dalla possibilità di inventare proprio negli spazi del non detto, nei vuoti drammaturgici. Il tema della depressione e del suicidio (anche qui un carattere familiare, come accadeva in Anatomia di un suicidio) viene attraversato con una rivelazione: la confessione in un vecchio biglietto che Luka porge a Theo. La piccola quotidianità familiare, che termina la mattina dopo con la colazione e una riappacificazione tra i due fratelli, è fatta di una materia sussurrata a cui però manca il necessario slancio poetico e drammatico.
Andrea Pocosgnich
Ottobre, Teatro Vascello, Romaeuropa Festival 2024
Prossime date tournée in calendario:
8-1 gennaio 2025 Piccolo Teatro di Milano
21-26 gennaio 2025 Teatro Gobetti di Torino
UCCELLINI
di Rosalinda Conti
un progetto di lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni
con Emiliano Masala, Petra Valentini, Francesco Villano
paesaggi sonori e ideazione spazio scenico Alessandro Ferroni
ambienti visivi Maddalena Parise
scene Marco Rossi
luci Omar Scala
costumi Anna Missaglia
suono Pasquale Citera
coordinamento artistico al progetto Alice Palazzi
assistente alla regia Matteo Finamore
assistente scenografa Francesca Sgariboldi
collaborazione alle immagini in ombra Malombra
foto di scena Claudia Pajewski
Crediti di Produzione
produzione La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello
in coproduzione con Romaeuropa Festival, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con AMAT & Comune di Pesaro, lacasadargilla, PAV Fabulamundi Playwriting Europe, RAM – Residenze Artistiche Marchigiane
con il sostegno di ATCL / Spazio Rossellini