Lo zoo di vetro di Tennessee Williams diretto da Antonio Latella per la produzione greca di di Technichoros e Teatro d’arte Technis. Visto al teatro Nuovo di Napoli nel programma del Campania Teatro Festival. In scena ad Atene, Theatro Technis
M’è capitato d’assistere finora a due spettacoli in cui Antonio Latella ha diretto attori stranieri. Nel 2008 ho avuto modo di vedere una messinscena da lui diretta alla Schauspiel di Colonia, teatro produttore dei suoi 280 minuti della goldoniana Trilogia della villeggiatura lì intitolata Die Trilogie der Sommerfrische: l’allestimento prevedeva interpreti che s’esprimessero alcuni in tedesco e alcuni in italiano (in una drammaturgia che comunque scattava come un orologio ben comprensibile e di fascino estremamente dinamico), alle prese con un impianto di umanità vacanziera e mobile su sedili in legno di vecchi treni, apparato di strutture e di artisti che poi l’anno successivo fu ospite al San Carlo, per il Napoli Teatro Festival Italia.
Ora, il 17 ottobre, s’è invertito il rapporto tra affaccio nazionale qui da noi e periodo di repliche europee, perché Latella, artefice anche d’una drammaturgia dello spazio, ha gestito il suo primo spettacolo prodotto in Grecia con un’anteprima che s’è tenuta a Napoli, al Teatro Nuovo (luogo che lo vide anni fa direttore artistico, regista e attore), nel programma del Campania Teatro Festival, impegnato a dirigere Lo zoo di vetro di Tennessee Williams in lingua ellenica, avendo a che fare con quattro protagonisti greci e con una coproduzione ateniese di Technichoros e Teatro d’arte Technis di Karolos Koun.
Stavolta in platea siamo entrati direttamente dentro il suo meccanismo allestitore. Perché al principio del dramma ha messo in moto una voce fuori campo costruita con sistemi di intelligenza artificiale e riproducente i toni in origine appartenuti a Williams, un manifesto delle sue intenzioni autoriali espresse nelle ‘note per la regia’ propedeutiche al copione, in cui nel 1944 prendeva le dovute distanze da ogni realismo in favore di un metateatro che escludeva di fatto anche qualunque fotografia testimoniante realtà, monito che ha adesso indotto Latella a denudare l’impianto, fissarne (senza modifiche) le luci sul palco e in sala fino all’ingresso dell’unico ospite esterno invitato a cena, salvo dotare unicamente lo spazio – per sostenere l’aura autobiografica della scrittura – di un gigantesco ritratto dell’autore nel suo studio alle prese con una macchina da scrivere (che fornirà una colonna sonora di ticchettii di tasti). Per rimarcare la ‘familiarità’ di Tom, nel suo ruolo di Narratore oltre che di figlio di Amanda e di fratello di Laura, la regia confonde l’interprete Vaggelis Abatzis facendolo sedere tra gli spettatori, e lui, unicamente dopo la fase del racconto, sale in ribalta per le battute assegnategli dall’azione.
Il fulcro dell’opera, come si sa, appartiene alle responsabilità e all’oscillante controllo di una madre (priva di consorte da quando il ‘lui’ di casa s’è allontanato 16 anni prima), e a svolgere la parte con varia caratterialità, batticuore e vestiario è la pulsante Maria Kallimani, conosciuta da Latella su un’isola greca, potenziale mater, vamp e donna resiliente, volubile attrice di riferimento della compagnia. La figura di Laura, ragazza claudicante e misantropa, corrisponde all’identità di una sorella anomala che davvero ebbe Tennessee Williams, per la quale subì uno scrupolo di coscienza fuggendo dal suo nucleo domestico alla ricerca d’un traguardo artistico: un percorso che inconsciamente è perseguito anche da quel Tom narratore, alter ego dell’autore. Nei panni di Laura è Lida Koutsodaskalou, il più rigoroso prototipo che io abbia mai incontrato come collezionatrice d’uno zoo di vetro. E poi c’è Jim, il taciturno collega che Tom ha chiamato in ballo, una sera a casa, per tacitare mamma Amanda che teme lo zitellaggio di Laura, e Nikos Milias è (anche negli intenti di Williams) l’unico normodotato delle figure in campo, tant’è che bacia Laura, che si scioglie e confida di stare per sposarsi, e qui non disdegna un bacio di Tom. Attori ragguardevoli, sia la decana Kallimani, sia i suoi tre partners giovani. La regia di Latella ha saputo con grande audacia cogliere tutta l’intimità dolente ma mai naturalistica del testo. E ha pure compiuto un atto straordinario, immettendo in scena un’ampia lastra di vetro su base a rotelle al posto del canonico zoo di vetro. Una lastra contro cui s’abbatterà alla fine un lancio di vernice. Importanti la scena e i costumi di Cristina Calbari, e anche le luci di Stella Kaltsou. Repliche ad Atene per circa quattro mesi.
Rodolfo di Giammarco
Teatro Nuovo di Napoli, ottobre 2024, Campania Teatro Festival
In scena dal 23 ottobre 2024 ad Atene, Theatro Technis https://www.theatro-technis.gr/
Traduzione: Comune di Kouvidis
Regia e Drammaturgia: Antonio Latella
Scenografie-Costumi: Christina Kalbari
Illuminazione: Stella Kaltsou
Collaborazione artistica, editing musicale e movimento: Isacco Venturini
Assistente scenografo-costumista: Kyriaki Forti
Interpretazione e traduzione durante le prove : Violetta Zevki
Foto promozionali : Marilena Anastasiadou
Progettista grafico: Yannis Stamatopoulos
Contatto e Ufficio Stampa: Maria Tsolaki
Pubblicità-Social Media: RENEGADE MEDIA, Vassilis Zarkadoulas
Diretto e prodotto da Kart Productions
Coproduzione: produzioni teatrali Technichoros, Karolo Koun Art Theatre
Con: Maria Kallimani, Vangelis Ambatzis, Leda Koutsodaskalou, Nikos Milias
La durata dello spettacolo è di 150′ compreso l’intervallo.