In anteprima uno dei quattro progetti vincitori della quinta edizione del bando Residenze Digitali: Metabolo II: Orynthia di Valerie Tameu. Le performance digitali sviluppate nell’ambito del bando incontreranno il pubblico durante la consueta Settimana delle Residenze Digitali, in programma dal 28 novembre al 1 dicembre 2024. Articolo in media partnership.
Uno spazio nero, profondità metamorfica e fluida, all’interno della quale immagini ancestrali scivolano su corporeità digitali attraverso suoni e danza, in un luogo dove mito e tecnologia contribuiscono a narrazioni alternative. Metabolo II: Orynthia è l’ultima delle restituzioni della Settimana delle Residenze Digitali 2024, call nata durante il periodo pandemico che supporta artiste e artisti nell’esplorazione dello spazio performativo digitale e che è arrivata a colmare un vuoto creativo che tuttora genera interesse e dibattito soprattutto all’estero.
Valerie Tameu, autrice e performer laureata in studi di danza presso l’Università di Torino e con discendenze camerunensi, traccia in questo progetto una genealogia di riferimento grazie allo studio di movimenti estetici quali il Black Quantum Futurism e l’Africanfuturism, fortemente «radicati nelle esperienze africane fondendo cultura, storia e mitologia con la tecnologia per immaginare futuri o presenti alternativi». Fonte primaria di ispirazione è il mito della divinità acquatica Mami Wata, declinata in una maniera fortemente contemporanea, dal carattere ibrido e sperimentale.
«Questa figura – racconta – rappresenta la fluidità, sia identitaria che mitologica, apparendo come uomo, donna o sirena. Simboleggia la potenza e la mostruosità dell’oceano, ma anche la paura dell’autonomia femminile. La mia esperienza familiare camerunense mi ha mostrato come una divinità possa frammentarsi e ricostruirsi in base al contesto umano che la incontra, mantenendo però una matrice culturale e storica». La capacità di Mami Wata di «evolversi con i tempi, incorporando nuove paure e desideri, quelle legate all’agency femminile» viene poi messa in relazione alla tematica della disuguaglianza ambientale e alle «strutture di potere ereditate dal colonialismo, presenti non solo nelle percezioni del cambiamento climatico, ma anche nelle rotte marittime che perpetuano divisioni storiche e logiche coloniali».
In quello che definisce come un “rituale cyber-magico” Tameu condurrà gli spettatori in un percorso articolato, partendo da un foyer digitale in realtà virtuale, dove l’audience potrà esplorare vari elementi (da brevi frammenti di video all’ascolto di una voce guida), per poi approdare a una diretta su Twitch, all’interno della quale la performer guiderà una pratica collettiva live, suonando direttamente nell’acqua e attivando così particolari sensori. I suoni prodotti durante la performance, progettati dal sound artist Michele Mandrelli, contribuiranno a rendere l’esperienza immersiva, mai uguale ma sempre in perenne trasformazione.
«La danza – prosegue – curiosamente, appare solo alla fine della performance. È elaborata da uno scheletro digitale che ho scelto di trattare con un tocco ironico, quasi fosse una manifestazione metafisica di una divinità digitale, risultando volutamente come un surrogato stravagante».
L’intelligenza artificiale, sviluppata e implementata da Michele Cremaschi, darà vita a una coreografia digitale, programmata per selezionare i movimenti dello scheletro digitale basandosi su una varietà di passi di danze folkloriche e contemporanee, suggestione interessante arrivata da Federica Patti, una delle tutor del progetto. «Questo approccio mira a enfatizzare il carattere ibrido e sperimentale della performance, specificità sostenuta anche dal tutor Marcello Cualbu, che mi ha insegnato a visualizzare il lavoro con le tecnologie come un continuo processo di relazione con esse e con i rapidi cambiamenti che le contraddistinguono».
La visione di Valerie Tameu in Metabolo II: Orynthia, pur ispirandosi alla speculazione fantascientifica, pur giocando con gradienti di colori, pixel, AI coaching e sonorizzazioni elettroniche, «resta sempre saldamente ancorata alle realtà sociali e ambientali contemporanee, perché è molto facile ridurre tutto alla promozioni di visioni pacificate, molto lontane dal mio pensiero sul presente».
«Credo che la pratica artistica sia uno strumento potentissimo per superare la linearità del pensiero disciplinare e per intrecciare diversi piani di significato in modi inaspettati. Per me, spiritualità, creatività e desiderio sono strettamente legate alla consapevolezza di essere connessi gli uni agli altri e al pianeta. Questa connessione può ispirare scelte più consapevoli e sostenibili riguardo al modo in cui utilizziamo le tecnologie, trasformandole in strumenti che amplificano la nostra relazione con il mondo, anziché ridurla».
Redazione
Info e programma: https://www.residenzedigitali.it/https://www.residenzedigitali.it/
Residenze Digitali nasce da un’idea del Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora│La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche, il Centro di produzione di danza e arti performative Fuorimargine in Sardegna e l’Associazione Quarantasettezeroquattro (In\Visible Cities – Festival urbano multimediale) di Gorizia.