Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24
In scena sono presenti Uno (Michele Magni), Zero (Roberto Marinelli) e Moglie di Uno (Francesca Borriello). Uno e Moglie desiderano un figlio, ma non possono. Zero e Uno sono amici di vecchia data. Anche Zero e Moglie sono amici, ma non di così vecchia data. La storia di impossibilità che Fabio Pisano offre al pubblico si districa all’interno di queste semplici relazioni. La semplicità di ciò che sarebbe si complica a teatro, che concede i suoi strumenti di lettura e disvelamento. La didascalia è l’inimmaginabile chiave di ulteriore comprensione e approfondimento dei fatti. I personaggi prendono posto a un lungo tavolo, alla cui estremità siede l’aiuto regista, Irene Latronico, che chiarisce alla lavagna luminosa le intuizioni dell’autore. Non è necessario altro in questa lettura drammatizzata con azione drammatica. Quello di Pisano è uno spettacolo che lascia perplessi. È ben riconoscibile il lavoro approfondimento, di scavo, sulla parola che diventa unica e assoluta, priva di sinonimi e ambiguità. È ben riconoscibile il lavoro, ormai più che maturo, di regia che sfrutta l’assolutezza della parola per azionare un movimento preciso e razionale. È ben riconoscibile un teatro che tende, pur rimanendo nei propri perimetri, al letterario: quell’esuberanza letteraria produce, nel suo essere scrittura in modo così intransigente, così dichiaratamente parola scritta, il grottesco e il riso. È ben riconoscibile la presenza fisica dello stesso Pisano, dell’autore, che è riconosciuto dai suoi stessi personaggi. Lascia perplessi la realizzazione di un dispositivo gradevole, che deve assolutamente piacere. Sarebbe meglio usare, più che dispositivo, il termine “formula”. Si ha la sensazione che manchi qualcosa di vivo in scena, che non si parli realmente di sensazioni vive: è come se la cosa viva servisse a parlare, per paradosso, solo del teatro. È come se fosse un dialogo tra la scena e il suo autore, e quindi tra l’autore e sé stesso. Quello che non è chiaro, è il perché.
Visto a Piccolo Bellini. Crediti: Drammaturgia Fabio Pisano; Regia Michele Segreto; Con Francesca Borriero, Michele Magni, Roberto Marinelli; Assistente alla regia Irene LatronicoCostumi Alessandra Faienza; Produzione servomutoTeatro e Liberaimago; Con il sostegno di AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali; In collaborazione con RAM – Residenze Artistiche Marchigiane; Progetto promosso da MiC e Regione Marche; Con il supporto del progetto di residenza artistica Teatro Le Forche – Futuro Prossimo Venturo 2024; Con il sostengo di Circuito CLAPS/IntercettAzioni.