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BAUBÒ (di M. D’Accardi, Regia T. Capodanno)

Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24

Come evitare che parlare di malattia diventi soltanto un atto terapeutico, troppo intimo e privato perché lo spettatore possa trovare il proprio posto solo come voyeur?

Matilde D’Accardi, che porta in scena a Carrozzerie not se stessa e il proprio percorso attraverso una grave patologia (che le sia successo o meno, cioè che si tratti di autonarrazione o di autofiction, non cambia), riesce a superare quel rischio ponendosi a una distanza critica grazie al taglio comico, a volte volutamente grottesco, che imprime al suo racconto. Baubò, un monologo utero e dilettevole fa luce su un episodio che a detta degli altri (nel caso specifico, dalla voce fuori campo della madre medico), è definito come qualcosa su cui “metterci una pietra sopra”. Il tabù è un tumore all’utero proseguito con diverse complicazioni, ma diventa occasione non solo per poter parlare delle sfaccettature del rapporto medico-paziente e di quello madre-figlia, ma soprattutto si fa riflessione di come ancora oggi il corpo della donna è corpo politico, per superare lo stereotipo per cui il fine ultimo debba essere ancora sempre e solo preservare la possibilità di avere figli, anche a discapito della vita. Nella regia di Tommaso Capodanno il racconto, che spazia dal teatro di narrazione alla stand-up comedy, passando per l’interazione con un’installazione fatta di una gigantesca sacca di nylon con dentro palloni di diversa fattura (visualizzazione pop dei tumori di Alessandra Solimene che ricorda le sculture di Flavia Mastrella), dipinge attraverso pennellate ironiche i tratti dei diversi personaggi che appartengono alla storia e la scansione degli eventi. Emergono dalle sue parole i tratti del medico superficiale, la dottoressa burbera ma che dà sicurezza, quella che non conclude un discorso e sembra seminare più dubbi che altro, l’infermiere che dà la soluzione inaspettata, la madre che sta scomoda sia nelle vesti di medico che in quelle di genitore, ma alla quale ci si rivolge sempre. Lo spettacolo, ancora alle prime repliche, riesce ad arrivare anche senza quelle poche sbordature di interazione col pubblico, anzi, nella sua asciuttezza ironica e però puntuale, tocca le corde di un’emotività condivisa e che raggiunge tutti.

Visto a Carrozzerie n.o.t. Di e con Matilde D’accardi| Regia e suoni Tommaso Capodanno| Scenografia Alessandra Solimene| Con il sostegno dell’Ass. Settimo Cielo Teatro la Fenice di Arsoli.

Cordelia, novembre 2024

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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