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VOICE NOISE (Jan Martens)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24

Foto Klaartje Lambrechts

«I’m no one ‘s Little girl Oh no, I’m not / I’m not gonna be – Cause I don’t wanna be / I never shall be on your family tree – even if you ask me to / I’m gonna turn you down.» I performer di Voice Noise (sul palco dell’Argentina per Romaeuropa Festival) scandiscono queste frasi a turno, come una sorta di esergo in calce allo spettacolo, prima di iniziare, prima di far partire il jukebox pensato dal coreografo belga. Comincia con una presa di posizione, una postura verso il mondo e verso le relazioni, un no alla possessione patriarcale: non sarò tua. Jan Martens mette in fila 13 musiciste e interpreti vocali (e un gruppo), donne, dagli anni 30 ai giorni nostri e ispirato dal saggio The gender of sound di Anne Carson libera voci rimaste nell’ombra. Non c’è filtro rappresentativo, i danzatori e le danzatrici saluteranno il pubblico all’inizio e alla fine dello showcase, non c’è difatti neanche una scenografia se non quella fornita dai nudi spazi del palco de Teatro Argentina, una piattaforma perimetra l’azione dando modo ai performer non chiamati nelle singole coreografie di attendere fuori. Ma è spesso la relazione tra quello spazio e il fuori a creare suggestive tensioni di corpi in attesa o in procinto. Ogni opera vocale avrà un’interpretazione, soli passi a due o lavori di gruppo e oltre al punto politico ciò che emerge è proprio la relazione tra la musicalità e il movimento: nei corpi che seguono con gesti netti e precisi il ritmo oppure in quelli flessuosi che stanno dentro al suono senza agganciarsi al beat. Alla semplicità della confezione spettacolare corrisponde una nettezza politica e una complessità interna evidenti. Al pubblico inoltre viene consegnato un pieghevole con dei brevi riferimenti testuali su ogni artista citata, un programma attraverso il quale è possibile riscoprire l’ascolto in un secondo momento: al centro c’è sempre la condizione femminile, fino all’esplosione con Il coro delle mondine di porporana di cui ascoltiamo una versione di Bella ciao del 2019 riscritta attraverso il tema del femminicidio.
(Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro Argentina, Romaeuropa Festival 2024.Coreografia: Jan Martens, Co-creazione e performance: Elisha Mercelina, Steven Michel, Courtney May Robertson, Mamadou Wagué, Loeka Willems, Sue-Yeon Youn e/o Pierre Adrien Touret, Zora Westbroek Musica: Direttore delle prove: Zora Westbroek Disegno luci: Jan Fedinger Costumi: Sofie Durnez Scenografia: Joris van Oosterwijk Realizzazione dei costume e della scenografia: Théâtre de Liège Internazionalizzazione: Malick Cissé Consulenza artistica: Marc Vanrunxt, Rudi Meulemans, Femke Gyselinck Trailer e Teaser: Stanislav DobákGraphic Design: Nick Mattan. Crediti completi di musiche

Cordelia, ottobre 2024

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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