HomeCordelia - le RecensioniJOANNA KAROL PAUL (di Giulia Massimini)

JOANNA KAROL PAUL (di Giulia Massimini)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24

Stanno subito in scena i tre attori, con la luce accesa; sono in posizione aggressiva e disposti in un triangolo con il vertice rivolto verso la platea. Joanna Karol Paul: sono tre adolescenti la cui sequenza dei nomi diviene, al pronunciarli, una musica via via indistinguibile, tanto da non rendersi più conto quale ne sia l’ordine. Joanna (Giovanna Giardina) ha scelto il nero, dei capelli e degli abiti, tiene un diario di tutto, la sua vita non è ancora del tutto sbocciata e, forse per capirla, la affronta con la scrittura e scattando delle foto; Karol (Ilaria Ballantini) è invece dinamica, ha i capelli colorati e un’energia più esplosiva, fa esperienza diretta delle cose fino a prendersene tutti i pericoli; Paul (Andrea Triaca) è l’altro, l’elemento detonante che romperà l’equilibrio delle due amiche ma anche l’effetto tempestoso che le farà crescere, eppure allo stesso tempo un ragazzo fragile che vuole inserirsi in quel legame, perché di legame, d’amore, ha bisogno. Nel testo di Giulia Massimini, che ne cura anche la messa in scena allo Spazio Diamante, emerge fortemente il desiderio di cogliere questi tre adolescenti, privi della quotidianità e delineati attraverso caratteri stilizzati, in un punto di svolta che li porterà a una fase di adultizzazione forse traumatica ma decisa. La scena è vuota, se si eccettua la loro presenza e alcuni elementi modulari di geometrie e tessuti, agiti dagli attori per proporre delle variazioni utili all’evoluzione drammaturgica; solo un microfono, talvolta, si impossessa delle loro voci per amplificarle. L’assunto di partenza di Massimini è un preciso indicatore: il triangolo instabile muta continuamente il proprio vertice, stringe e allarga i propri lati come pareti fluttuanti, come elastici che tracciano le distanze tra un personaggio e l’altro; soltanto, con l’andare della storia, alcuni elementi diventano meno utili – la droga, la minaccia della maternità precoce, ad esempio – sembra si perda il fuoco di quella relazione conturbante e distruttiva, si confonde appena l’obiettivo ultimo del loro incontinente ingenuo amore. (Simone Nebbia)

Visto allo Spazio Diamante. Crediti: Testo e regia di Giulia Massimini; con Ilaria Ballantini, Giovanna Giardina, Andrea Triaca; disegno luci di Alessia Giglio | musiche a cura di Maria Chiara Massimini; produzione Piracanta Teatro e lacasadargilla

Cordelia, ottobre 2024

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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