Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24
Penelope Skinner nel 2008 si impone all’attenzione della critica e delle scene britanniche con Fucked, spettacolo proposto in versione italiana al Teatro Belli nell’ambito di Trend, longeva rassegna dedicata alla nuova drammaturgia britannica. Chiarastella Sorrentino è F. La troviamo in scena, abito celeste chiaro e capelli biondi raccolti in trecce, intenta a leggere su un diario i propri sogni di bambina, quelli in cui una principessa aspetta che l’amore di un principe azzurro venga a salvarla. Chiuso il diario, F. comincia a raccontare com’è andata in realtà: la sua vita non è stata il tentativo di ribellarsi a questo schema, ma il ritrovarcisi dentro suo malgrado, reiterando dinamiche di potere in cui i carnefici non sono mai davvero definiti tali, così come lei non si sente mai davvero vittima. Su una piattaforma quadrata campeggia una struttura in plexiglass, il camerino/ lavagna della protagonista che da un ipotetico oggi – il presente dell’autrice, 2008 – percorre a ritroso le tappe della propria vita sentimentale e sessuale. Ogni tappa è associata a una parola chiave che definisce la traiettoria della protagonista sotto quell’implacabile male gaze: la vita di F. ha una sola direzione, da vergine a puttana. Il monologo, animato da Sorrentino con freschezza e ironia, guidato in una regia essenziale e pulita da Martina Glenda, è il racconto di un’educazione sentimentale e sessuale oggi forse appesantito dai sedici anni d’età del testo. Se i condizionamenti della società patriarcale sulla donna sono ancora lontani dall’essere sradicati, questa narrazione probabilmente dirompente ed esplicita nel 2008 oggi non arriva a mettere sotto una luce nuova la questione. A partire dal titolo stesso: Fucked, aggettivo di per sé volutamente ambiguo e descrittivo della parabola del personaggio, contiene il giudizio su una donna raccontata solo sulla base delle sue relazioni eterosessuali, senza davvero fornire allo spettatore la chiave per allontanare il proprio sguardo da questa definizione. (S. Fasanella)
Visto al Teatro Belli / Trend – Nuove Frontiere della scena britannica XXIII edizione di Penelope Skinner con Chiarastella Sorrentino. Regia Martina Glenda. Traduzione Francesca Romana degl’Innocenti e Marco M. Casazza. Scene Sara Palmieri. Aiuto regia Arianna Cremona. Consulenza progetto sonoro Matteo Domenichelli. Voce fuori campo Giuseppe Brunetti. Direttore di scena Giovanni Piccirillo. Foto locandina Anita Martorana. Produzione Compagnia Mauri Sturno