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ECLISSI (Balletto Civile)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24

Parla del buio ma è una celebrazione del sole. Grida la paura e l’esclusione di una intera generazione, nella solitudine che è prigione di mille demoni. Ma è generazione che rivendica anche il diritto alla felicità, nonostante il vedersi storti, sentirsi sbagliati, additati come mancanti : perché «siamo fatti male». Eclissi di Balletto Civile, con la coreografia e la regia di Michela Lucenti, il testo scritto quasi in diretta con la creazione scenica e con vero ardore da Maurizio Camilli ed Emanuela Serra, descrive un gruppo di giovanissimi interpreti under 35 all’uscita di un rave all’alba, mentre salgono su una collina per osservare un raro fenomeno. Per un momento la luna transiterà davanti al sole, oscurando completamente la terra: è un’eclissi totale. Ed è lo scompiglio. Il tutto avviene sopra le teste di Fabio Bergaglio, Leonardo Castellani, Giovanni Fasser, Confident Frank, Michele Hu, Thybaud Monterisi e Carla Vukmirovic. Questa esperienza visiva dell’ignoto è disegnata nelle luci da Stefano Mazzanti, mentre il mondo sonoro live è dello stesso Monterisi (leader dei Mont Baud), che qui ha una presenza vibrante e anche piena di inquietudini, perfettamente sincronizzate con il mood post-apocalittico dell’intero gruppo. È una esperienza che fa scoppiare mille dinamiche, dai rischi della noia che incombe, le identità sempre in bilico, gli affondi delle paure per un futuro che si nasconde. È incredibile come, in scena, Lucenti riesca a combinare in modo alchemico presenza attoriale e intensità del movimento, sempre coreografato, sempre esigente, spesso corale, capace di dare voce e parola senza opprimere né sopraffare. Sembra un teatro danzato che nasce come da sé, nelle forme condivise di una esperienza collettiva. Una menzione a parte merita Carla Vukmirovic, che se la cava benissimo in mezzo a questa marmaglia di scioperati, all’inizio come guida per noi («La notte di cui vi parlo è stata lunga e distorta. È andata più o meno così»), poi in una versione acida e da brividi di Cry Baby, prefigurando risposta a difficile domanda: «Quando usciremo da questo buio?». (Stefano Tomassini)

Visto al Teatro Arena del Sole. Crediti: coreografia e regia Michela Lucenti drammaturgia Maurizio Camilli, Emanuela Serra in scena Fabio Bergaglio, Leonardo Castellani, Giovanni Fasser, Confident Frank, Michele Hu, Thybaud Monterisi, Carla Vukmirovic disegno luci Stefano Mazzanti musiche originali e disegno sonoro dal vivo Thybaud Monterisi costumi Chiara Defant assistenza alla coreografia Alessandro Pallecchi assistenza alla messa in scena Giulia Spattini produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Balletto Civile, Oriente Occidente con il sostegno di SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione – Progetto Habitat

Cordelia, ottobre 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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