Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24
L’Alpe Adria Puppet festival prende il nome dall’omonima comunità sovranazionale che riuniva un’ideale arco alpino mitteleuropeo dalla Lombardia all’Ungheria. Oggi la comunità non esiste più, ma il concetto di una regione plurilinguistica è tuttora stimolante, perché ci interroga su come rapportarci alle radici in un contesto di mutate relazioni tra i popoli, che vivono spazio globale, con confini meno rigidi e integrati nel comune spazio europeo. Proprio per questo il lavoro Contimi, Crassigne…, prodotto dal Teatri Stabil Furlan, lo stabile del Friuli, ha posizionato un ulteriore interessante tassello nel panorama offerto dal festival. Lo spettacolo scritto da Serena di Blasio e Carlo Tolazzi vede in scena due pupazzi, Gaia, una bambina curiosa che si è persa nel bosco, e l’anziano e scorbutico nonno Iaroni (animati da Giulia Consolo e Daniele Fior). La lingua friulana gioca un ruolo fondamentale nel rapporto tra le due generazioni, poiché se la bambina usa maggiormente l’italiano il nonno Iaroni si esprime solo nella lingua locale per raccontare le sue storie. Tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, le storie nascono di volta in volta dall’animazione degli oggetti contenuti nella “crassigne” di nonno, e cioè la gerla tipica dei “cramârs”, i commercianti ambulanti di queste zone. Il panorama poi si allarga oltre il confine italo-sloveno, arrivando in Germania con la compagnia Tangram Kollektiv: lo spettacolo Schattenwerfer – sicuramente uno dei più compiuti tra quelli in programma – è un raffinato, divertente ed estremamente dinamico teatro d’ombre, dove le due animatrici costruiscono una serie di relazioni impreviste tra corpo e ombra, alterando dimensioni e forme per risignificare costantemente le sagome proiettate. A ogni nuova soluzione si apre un elemento che sorprende e diverte, ma che costituisce anche uno scarto drammaturgico, in grado di portare lo spettatore all’interno di relazioni corpo-ombra inedite e impreviste. Grazie all’attraversamento di spazi diversi – dal Kulturni Dom al Kulturni Center, i teatri della minoranza slovena a Gorizia, passando per il circolo arci Gong – e alle passeggiate teatrali, il Puppet festival si rivela anche un’occasione per conoscere Gorizia e la sua storia, che ci parla delle tragedie del Novecento, è vero, ma è ricca di interrogativi centrali anche per il nostro presente. (Graziano Graziani)
Crediti e cast completi: https://puppetfestival.it/