Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 24
Gorizia si sta preparando all’appuntamento del 2025, quando assieme a Nova Gorica sarà capitale europea della cultura. La Piazza transalpina, che le due città condividono e che è il simbolo di un confine poroso, attraversabile, lontano anni luce dalle frontiere rigide del Novecento, è in questi giorni un grande cantiere. L’obiettivo di “Go! 2025” è pensare le due entità, italiana e slovena, come una sola città. Ma a tradurre in pratica questo concetto ci pensa da oltre trent’anni un festival che ha scelto il teatro di figura come linguaggio centrale, proprio per superare le barriere linguistiche. L’Alpe Adria Puppet festival apre i battenti nel 1992, mentre in ex Jugoslavia infuria la guerra, e certamente questa manifestazione rappresenta una forma utopica, perché non solo immagina il teatro come una forma di attraversamento dei confini (linguistici e geografici), ma lo pratica come forma di dialogo in anni in cui sembra il dialogo tra le diversità culturali e linguistiche sembra essere impraticabile. Oggi Nova Goriza e Gorizia si pensano già come una sola città, anche grazie a progetti come quello delle piste ciclabili (raccontate dall’assessora goriziana durante l’inaugurazione del festival) che si snodano lungo i territori italiano e sloveno senza limitazioni. Ma grazie a una delle passeggiate teatrali immersive, dedicata all’architettura, scopriamo che in realtà le due città si sono sempre “pensate” come una sola. “Come due sorelle”, con i testi e la regia sonora di Claudio Parrino, ripercorre la storia la storia di Gorizia a partire dalla sua ricostruzione, dopo la Grande Guerra, e la fondazione di Nova Gorica come baricentro amministrativo sloveno: nonostante la nascita “oltre confine” la nuova città venne pensata già come estensione di quella storica. La passeggiata vera e propria non ha avuto luogo per via di un nubifragio, ma le storie sono state comunque ascoltate al chiuso, ripercorrendo le vie attraverso sequenze fotografiche. Non solo piazze ed edifici però, perché al centro dell’ascolto ci sono le storie delle persone, memorie che restituiscono le tante fratture che hanno caratterizzato questi territori (come la vicenda di una donna, moglie di un irredentista sloveno, che racconta gli anni di persecuzione subiti dalla sua famiglia). Semplici, efficaci e coinvolgenti, le passeggiate sonore sono uno strumento prezioso per attraversare la complessità storica, politica e linguistica di questo territorio. (Gaziano Graziani)