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Giovanna D’Arco (Silvia Ajelli)

Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio 24

L’attrice e regista Silvia Ajelli si cimenta nella messa in scena del romanzo popolare in versi Giovanna D’Arco di Maria Luisa Spaziani, un testo poetico che riscrive la storia della pulzella d’Orleans affiancandole un doppio – o una strega come nell’interpretazione contemporanea della regia – la sorella Caterina la cui vicenda si mescola a quella di Giovanna tanto che le due vite paiono coincidere in un una. Il pretesto dell’autrice è la scomparsa della sua protagonista, l’ipotesi ovvero che Giovanna D’Arco non si mai morta sul rogo e che al posto suo, in uno scambio plautino, sia stata sacrificata proprio la sorella. Portare in scena questo scritto tenendo conto del momento storico in cui è stato concepito, gli anni ’90 del Novecento, è impresa ardua. Quello che ci si potrebbe aspettare è una lettura in chiave contemporanea della storia di Giovanna, un’eroina intrisa di misticismo che comunica con l’angelo, che convive con le sue visioni e che incarna una profezia: lei salverà il suo paese liberandolo dall’oppressione dello straniero. La poesia di Maria Luisa Spaziani racconta una dicotomia tra follia e speranza, rievoca la gloria e il dolore di Giovanna se la si ascolta a occhi chiusi per le voci della stessa Ajelli e di Gaia Insenga. Riesce a suscitare ancora compassione in un momento in cui la guerra tra Stati e la guerra personale di una donna possono assumere molteplici sfumature e, soprattutto, lasciare traccia del loro passaggio sui nostri corpi, spettatori seduti in tacito ascolto. Eppure la regia resta molto fedele al genere cavalleresco: la scena, un enorme carrubo e un cavallo di Mimmo Palladino – patrimonio della Fondazione Orestiadi – è arricchita da pochi altri elementi con cui le attrici per lo più non interagiscono. Un’importante presenza della musica dal vivo di Ermanno Dodaro e Raffaele Pullara rende concreta l’atmosfera della ballata popolare. Anche i costumi, seppur minimali, non superano quest’impressione, con una stilizzazione non troppo sottile: sono abiti d’epoca semplificati con la chiusura lampo sul davanti. Distrae il gusto quasi didascalico fatto di ceppi e candele, luci calde e un gesto forse troppo affettato che racconta poco l’autodeterminazione di questi due personaggi poetici.

Visto a Orestiadi Festival. Di Maria Luisa Spaziani con SILVIA AJELLI e GAIA Insegna musiche composte ed eseguite dal vivo da Ermanno Dodaro e Raffaele Pullara regia di Silvia Ajelli PRIMA NAZIONALE in collaborazione con Parco Archeologico di Siracusa

Cordelia, luglio 2024

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