Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio 24
Vittorio Pagani, danzatore e coreografo classe 2000 impone un marchio di pungente ironia sardonica al suo A Solo in the Spotlights, creazione selezionata per l’ultima Vetrina della giovane danza d’autore eXtra e visto, tra le varie occasioni, a Kilowatt Festival. Si tratta di un elegante ma giocosa messa a nudo di una logica che appartiene al mondo della danza, (ma diremmo in generale al mondo dell’entertainment) che però viene sempre taciuta, e lo fa mettendone in scena i meccanismi perversi attraverso una logica socratica e mai artefatta, dove ciò che è manifesto svela il suo contraltare opposto senza mai forzare troppo la mano. Pagani, con possanza e grazia, crea una danza che è figlia di una posizione intellettuale precisa, porta in scena un movimento sessualizzato e lo critica; chi dice che a essere oggetto di desiderio smodato siano soltanto i corpi femminili? Vedi per esempio la questione sollevata sul nuotatore olimpionico Thomas Ceccon, ammirato più per il fisico che per la medaglia. In scena lui stesso, in veste di anonimo performer dal volto coperto da un passamontagna – ma rosa shocking, attraente e modarolo, come gli shorts, a contrasto con gli onnipresenti calzini di spugna, must del danzatore contemporaneo – è a un provino per uno spettacolo. Danza, inventa, si presta: fa di tutto perché possa essere preso. Il problema è quanto pesa questo “tutto”, fin dove spingersi pur di ottenere ciò che si desidera. E poi? Se bisogna essere sempre più performanti, catchy, aggressivi ma disposti a sottomettersi pur di stare dentro il sistema, a perdere le proprie idee cedendole al nome più forte, è quasi scontato tacitare il proprio senso etico e civile. Ma non solo, a esser presa di mira è anche una certa tecnica e gli strumenti utilizzati per ottenerla, come per esempio il momento di virtuosismo in cui una frase coreografica viene inventata dal personaggio, per poi essere eseguita molte altre volte con caratteristiche sempre diverse, secondo indicazioni di un voice over che fa le veci del coreografo, fino a stremare il malcapitato che, tra speranza e ingenuità, accetta tutto senza batter ciglio, anche un verdetto negativo. (Viviana Raciti)
Visto a Kilowatt Festival 2024. Coreografia, drammaturgia, interpretazione Vittorio Pagani produzione The Place London spettacolo selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – Network Anticorpi XL produzione esecutiva Equilibrio Dinamico collaborazione alla drammaturgia Hannes Langolf, Martin Hargreaves luci Mark Webber