Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio 24
La costruzione del setting è perfetta: un fondale che sembra una tenda ferrata, attorno fari a vista per delimitare uno spazio continuamente attraversato, in alto quasi una volta di lucernari, funzionale e insieme decorativa: come un’attualizzata scena elisabettiana, tutto è a vista, ma nulla è lì per creare illusione, perché tutto è fantasticheria. È la chimera restituita dalle forze materiali della performance. Il nuovo lavoro di Enzo Cosimi, Venere vs Adone, ispirato ai testi di Shakespeare, Marlene Dumas e Andy Wharol (mescolati dal sapere di Maria Paola Zedda), ha debuttato in prima assoluta al Teatro Annibal Caro per Civitanova Danza 2024, festival organizzato da Amat Marche. È lavoro molto ben scandito in quattro capitoli che impaginano la visione: il percorso è lineare (dolore, seduzione, eccesso e congedo), ma la potenza dell’immaginario all’opera allaga le orecchie e le menti. L’avvio è un lungo sgolato lamento di Venere (Alice Raffaelli); a terra e di spalle, disteso su un fianco, pensoso forse dormiente, l’Adone di Leonardo Rosadini. Da sùbito inconciliabili: da un lato, l’impossibile amore della dea che alterna desiderio e assenza (già condizioni della perdita); dall’altro, il bellimbusto mortale che insegue il miraggio di un corpo potente e sprezzante («il culto muscolare, la caccia e la violenza umana»). La più vera risposta a tanta lacerazione è la conduzione all’eccesso di una tale incompatibilità. Fino all’esperienza della morte come spazio non del rifiuto e del cordoglio, ma del selvaggio ritrovato che finalmente incendia la casa (del Padre/Patriarca/Padrone) e libera forze indomabili. Una nuova «lingua abissale» prende corpo, «per sussurrare all’ignoto, per desiderarlo e violarlo ancora». In mezzo a tanta nuova invenzione, si accompagna benissimo lo straordinario recupero di tutta una attrezzeria scenica del passato (i costumi iconici di Daniela Dal Cin, la ruota di luci di tanti lavori di Cosimi): tutto sembra ancora di oggi. Il finale inatteso di una sposa insanguinata è sui Led Zeppelin, ed è imperdibile. (Stefano Tomassini)
Teatro Anibal Caro, Civitanova Danza. Fonti William Shakespeare, Marlene Dumas, Andy Warhol Regia, coreografia, scena, video Enzo Cosimi Drammaturgia Maria Paola Zedda, Enzo CosimiI nterpreti Alice Raffaelli, Leonardo Rosadini Disegno luci Giulia Belardi, Enzo Cosimi Costumi Alessandro Lai Realizzazione costumi Giuseppina Angotzi/Sartoria Il Costume Sculture Daniela Dal Cin Sound designer Enzo Cosimi Operatore video Roberto Gentile Organizzazione Pamela Parafioriti Produzione Compagnia Enzo Cosimi, MiC, in collaborazione con AMAT Residenze Centro di Produzione Orbita/Spellbound, ATCL, KOMM TANZ 2024 Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto. RAM Residenze artistiche marchigiane finanziate dalla Regione Marche e dal MiC