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MONUMENTUM DA (di Cristina Kristal Rizzo e Diana Anselmo)

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24

MONUMENTUM DA con Cristina Kristal Rizzo, Diana Anselmo, Inequilibrio 2024, Fondazione Armunia Castello Pasquini, Teatro Solvay, Rosignano Solvay (LI) 29/06/2024 Ph DORIN MIHAI

È un silenzio che inonda le orecchie e la mente, quello in avvio di Monumentum DA, di e con Cristina Kristal Rizzo e Diana Anselmo, visto al festival Inequilibrio di Castiglioncello. Una figura di spalle con una improbabile parrucca attraversa lo spazio, ha un braccio steso in avanti: impugna un pomo di legno. Poi un cambio e posa al centro, la sfera di legno ora è accanto al corpo di Anselmo, ma per la pendenza del palco rotola a proscenio: ogni centro infatti si dissolve, ogni possibilità di controllo del rapporto tra contenuto e forma, tra parola e suono ruzzola via. Il progetto Monumentum di Rizzo, dopo le forme dell’assolo e del quartetto, si declina qui in un mirabile duo tutto però a favore di Diana Anselmo, della sua «singolarità», e della LIS come «lingua viva, corporea, umana, che non parla di margini ma di nuove forme». Quello che qui si prova a far saltare è la logica della sintassi fonocentrica (il monumento al predominio dell’ascolto) attraverso nuove politiche della comprensione, per una performance «accessibile a tutti»: udenti e sordi. Come? Ad esempio nella visualizzazione dei suoni, nella verbalizzazione dei gesti, nella citazione in comparazione dell’abuso ‘creativo’ della lingua dei segni in Nelken di Pina Bausch, o nella citazione muta da Drumming di Anne Teresa De Keersmaeker. Una striscia luminosa di sovratitoli intanto riflette sulla strategia della distrazione nella quale siamo tutt* catturat*: tra la lettura del testo che scorre in alto, e la muta eloquenza visivo-gestuale performata sul palco. La manualità di Anselmo è espansiva e orientata in termini espressivi. Il duo prende poi forma, anche in gentili asincrono, alla ricerca di una possibile concordanza nei corpi, sotto una sequela di «NO» sovrascritti, rivolti soprattutto a ogni tipo di manipolazione degli affetti. Poi DA si mette due auricolari acustici e non si ferma più, tra ricordi e nuove tracce, fino a dialogare seduta con Rizzo, e in presenza di una terza figura, interprete LIS: tutto affinché il silenzio diventi luogo di parola. (Stefano Tomassini)

Visto al Castello Pasquini, Inequilibrio Festival 2024. Di Cristina Kristal Rizzo e Diana Anselmo coreografia Cristina Kristal Rizzo performance Diana Anselmo e Cristina Kristal Rizzo testo a cura di Cristina Kristal Rizzo, Diana Anselmo e Laura Pante su scritture di Yvonne Rainer, John Cage, Simone Weil, Ilya Kaminsky e CKR accompagnamento teorico Laura Pante, Sergio Lo Gatto produzione Fuorimargine Centro di Produzione di danza e Arti Performative della Sardegna e TIR Danza con il sostegno di MilanOltre Festival e Oriente Occidente residenze artistiche PARC – Performing Arts Research Centre, Kilowatt, Armunia.

Cordelia, giugno 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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