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CHAMBER MUSIC (di Silvia Rampelli/Habillé d’eau)

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24

Il suggestivo titolo fa pensare a un piano compositivo nel quale il ruolo di ognuna delle tre presenze è sempre individuale, quindi isolato, unico, fors’anche insolito. Non sono tre assoli, però, ma un piccolo ensemble che non necessita, se non a dosi contenute, di compresenza. Come in musica, vi è una segreta alternanza dei corpi/strumenti che mira alla costruzione dello spazio. L’ambientazione è già molto suggestiva: una sala con camino del Castello Pasquini a Castiglioncello. Di fronte al pubblico, una finestra aperta sul verde circostante, in una elegante cornice ambientale dal forte sapore preraffaellita. Un mood che consuona benissimo con le due figure in nero, e con quella nuda, che poi attraverseranno la performance. È Chamber Music, «esercizio concreto» di Silvia Rampelli (Habillé d’eau), ospitato da Inequilibrio 2024. Una figura a terra accoglie il pubblico (più numeroso del possibile, ed è un buon segno) come uno spettro senza peso in attesa del suo tempo: è Valerio Sirna che sembra creare una dislocazione e una parzialità della presenza affinché le ragioni del suo stare non siano compromesse da alcun ricatto di natura rappresentativa. Nulla sembra qui ripetere azioni comandate. Poi, una figura quasi senza volto, ma solo perché inondata dalla lunga nera chioma di Eleonora Ciocchini, prende spazio in un movimento anche nervoso e misterioso, indecifrabile (ma bellissimo) perché dettato da condizioni opache e provvisorie, come per sfuggire alla cattura di pareti e pavimento, insomma del contesto. La scena solo ospita queste epifanie, infatti, non le determina. Infine, quando il contrasto visivo nel quale siamo immersi si attenua, perché la finestra di fondo (e con essa la luce che si fa strada) viene chiusa, compare la figura nuda di Alessandra Cristiani in tutta la sua tensiva, anche straziata, inquieta fragilità (di continuo le mani versano e spalmano olio). Ciò che si fa effettivo in tanta stasi, in tanta resistenza al movimento ma senza mai rinunciare alle pretese del ritmo, io credo, sia la chimerica possibilità di una dissidenza possibile: l’ammutinamento della figura attraverso il sensibile. (Stefano Tomassini)

Visto al Castello Pasquini, Inequilibrio Festival 2024. Ideazione e regia Silvia Rampelli danza Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna luce Marco Guarrera accompagnamento Gianni Staropoli produzione Tir Danza sostegno alla Produzione Armunia/Festival Inequilibrio azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto Prender-si cura con il supporto di Vera Stasi/Progetti per la Scena azione per Buffalo 2022, Macro – Museo per l’Immaginazione Preventiva, Roma

Cordelia, giugno 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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