HomeArticoliIn-Box, tra espressione artistica e mercato

In-Box, tra espressione artistica e mercato

Un attraversamento della decima edizione di In-Box dal vivo, tenutasi a Siena dal 23 al 25 maggio 2024. La rassegna curata da Straligut Teatro costituisce l’appuntamento finale dell’omonimo bando dedicato alla distribuzione, dall’ultima uscita divenuto biennale e sdoppiatosi: una call a parte, in uscita a breve, sarà dedicata al teatro per le nuove generazioni. Tra evoluzioni, involuzioni e problematiche di sistema, una riflessione sul lavoro degli operatori teatrali e sulle ricadute in termini artistici e di pubblico. 

foto Costanza Maremmi

Quale teatro si definisce emergente? Verrebbe intuitivo pensare al nuovissimo, al non ancora detto, al non ancora visto. Linguaggi, forme, tematiche in emersione, alla ricerca di una strada per un compimento, di nuovi sentieri per nuove esigenze espressive. È un dato di fatto però che il sistema teatrale italiano costringa nella categoria degli emergenti anche artisti che hanno percorsi già ben definiti e strutturati alle spalle e forme ormai conosciute e consolidate. Emergente è dunque in Italia ciò che non si è ancora affacciato alla superficie non perché esista in una forma embrionale, ma essenzialmente perché il sistema – affollato, assetato di risorse, costretto nelle rendicontazioni, affamato di pubblico – non glielo ha permesso. Da dieci anni il bando In-Box lavora a contrastare lo stallo della distribuzione che mantiene in perenne giovinezza i progetti, obbligando le compagnie a rincorrere il nuovo prima che il vecchio si sia strutturato a dovere e costringendo lo stesso nuovo ad adeguarsi a forme poco innovative pur di avere una speranza di accoglienza da parte di pubblico e operatori. Il progetto apre di per sé a una serie di questioni legate al panorama teatrale nazionale, sul quale In-Box ha un affaccio privilegiato.

Foto Costanza Maremmi

«C’è sicuramente una grande vitalità», commenta Francesco Perrone della direzione artistica di Straligut Teatro, capofila del progetto. «Fin dalle primissime edizioni di In-Box i numeri sono sempre stati molto alti a livello di candidature; parliamo di tantissime compagnie, tantissimi spettacoli. Forse anche troppi. In-Box in un certo senso vuole, se non contrastare, di certo non incentivare l’iperproduzione a cui comunque il sistema, adesso complesso, spinge gli artisti. Tendiamo a rivolgerci al repertorio delle compagnie. Non chiediamo debutti, non chiediamo prime, tutt’altro. Gli artisti hanno bisogno di tempo, di respiro: anche in quest’ottica, abbiamo deciso di stendere il lavoro su 24 mesi, per non pressare troppo le compagnie, ma dargli il tempo di elaborare, di pensare e poi di creare». Dal 2023 infatti la rete ha deciso di sdoppiare l’offerta del bando, che prima si rivolgeva anche al teatro per le nuove generazioni, creando per quest’ultimo un bando ad hoc, In-Box Verde. Le due call dunque, Blu e Verde, diventeranno biennali, alternandosi di anno in anno.

Foto Costana Maremmi

Se le ricadute di una più lunga gittata temporale saranno visibili solo a partire dalla prossima edizione, stupisce che la maggior parte dei lavori andati in scena a Siena in occasione di In-Box Dal Vivo, rassegna che ospita gli otto finalisti del bando, non spicchino per particolare carica innovativa a livello di linguaggi e di tematiche, benché l’originalità sia uno dei criteri che guidano la selezione, assieme a compiutezza e incisività. È l’eterna questione dell’uovo e della gallina, attorno alla quale continua ad aver senso arrovellarsi. Quali sono le proposte che oggi hanno «un alto livello artistico a cui non corrisponde ancora un’adeguata visibilità presso pubblico, operatori e critica», come riporta da bando la definizione del teatro emergente? È necessario spostare il punto di vista e porsi la domanda anche dall’altro capo, ovvero: come lavorano gli operatori teatrali oggi e perché? Cosa guida, condiziona o orienta le loro scelte?

Luisa Borini – Molto Dolore Per Nulla. Foto Laura Rondinella

La rete In-Box conta attualmente oltre 50 partner, operatori provenienti da tutta la penisola e afferenti a realtà variegatissime, dai festival alle rassegne, dalle sale teatrali agli stabili fino ai circuiti regionali. Il loro lavoro all’interno di In-Box si divide in un momento corale e condiviso, finalizzato all’individuazione di 8 spettacoli da portare in finale (su circa 400 partecipanti per l’edizione di quest’anno), e in un momento di scelta individuale, ovvero l’assegnazione delle repliche ai suddetti finalisti. La grande omogeneità del risultato finale di questa edizione – che ha visto assegnare quasi lo stesso numero di repliche ai primi tre finalisti, seguiti a stretta distanza dagli altri cinque, racconta molto della scena contemporanea italiana ma forse molto anche degli operatori. Si rende intanto necessaria (sensazione condivisa anche dall’organizzazione del progetto) una prima riflessione sull’opportunità di continuare a eleggere un vincitore o stilare una classifica di vincitori: non si tratta di decretare lo spettacolo migliore, ma far circuitare quello o quelli che risultano mettere d’accordo il maggior numero di operatori, rispondendo – aggiungeremmo – alle esigenze di sale, territori, pubblici e contesti diversificati. Il giudizio dunque non è da considerarsi strettamente sulla qualità artistica degli spettacoli, ma sulle caratteristiche contingenti di un’operazione rispetto al mercato che questi partner rappresentano.

Foto Costanza Maremmi

Sempre difficile inoltre scindere l’offerta artistica dalla sostenibilità economica della stessa. Lo scopo del progetto In-Box non è solo la circuitazione, ma l’imposizione a lungo termine di standard adeguati di dignità economica per gli artisti. Non soltanto garantire repliche, ma fare in modo che siano adeguatamente retribuite. Attualmente i cachet offerti dal bando alle compagnie selezionate, divisi in fasce proporzionate al numero di persone coinvolte nei progetti, vanno dai 1000 ai 1400 euro. Parliamo di cifre che rappresentano un investimento notevole per i singoli operatori, anche se in proporzione un sostegno sufficiente ancora solo per determinate tipologie di lavori e compagnie. Gruppi diversi ne sono per forza di cose esclusi a priori. Una novità annunciata in anteprima riguarda l’aumento delle risorse messe in campo: dal prossimo bando arriveranno ad un massimo di 1600 euro, un cambiamento in apparenza piccolo ma significativo del trend al rialzo e di una volontà di investimento sempre più solida.

Gli spettacoli che in questa edizione hanno ottenuto più repliche, per quanto variegati per tipologia di proposta, sono anche quelli più facilmente inseribili in un cartellone, perché trasversali e immediati dal punto di vista dei contenuti e del linguaggio. La questione sembra ovvia, non fosse che, per rappresentare una vera opportunità, un sistema come quello di In Box dovrebbe sostenere e valorizzare quei prodotti che hanno meno possibilità in un mercato che orienta l’offerta verso formati sempre più ristretti, commerciali, quando non d’intrattenimento.

DispensaBarzotti – The Barnard Loop. Foto Laura Rondinella

Molto Dolore per Nulla di Luisa Borini, che ha visto assegnate 23 repliche, è un monologo che strizza l’occhio alla stand up comedy – forma sempre più ricorrente con i tipici elementi, dall’assenza della quarta parete, al linguaggio informale, all’assenza di particolari sovrastrutture registiche a favore di questa prossimità con lo spettatore – per poi farsi racconto drammatico sul tema della dipendenza affettiva. La protagonista cerca da subito complicità con la platea per raccontare di sé con autoironia sempre più dolorosa. La tematica, intima e complessa, è esposta con schiettezza e realismo e cerca un riscatto simbolico solo in piccoli segni: il dialogo con i corpi illuminanti in scena, il rapporto con il lungo cavo del microfono. Diciotto repliche sono andate a The Barnard Loop della compagnia DispensaBarzotti, giovane duo italiano residente in Francia che esplora i confini tra teatro, circo contemporaneo e magie nouvelle. Lo spettacolo, dall’allestimento ricco e articolato e di alta qualità tecnica, sviluppa il tema della ripetizione che assottiglia il confine tra realtà e sogno, innescando una macchina che pur avvicinandosi, non raggiunge mai la temperatura necessaria a trasmutare la pura attrazione, divertissement ricco di stupore, un messaggio tridimensionale sull’esistenza.

Affogo di Dino Lopardo. Foto Laura Rondinella

Un caso diverso, più strettamente teatrale è quello di Affogo, spettacolo di Dino Lopardo secondo classificato con 22 repliche, per usare una terminologia che speriamo venga archiviata dal bando stesso. Lo spettacolo mette in campo un gran numero di linguaggi significanti, con una regia che affianca all’efficacissimo lavoro attoriale un preciso utilizzo degli elementi scenografici e di drammaturgia della luce. Anche il racconto si sviluppa in maniera più orizzontale, dallo spazio ristretto di una vasca da bagno spinge verso la latitudine di respiro più ampio delle angosce, della crudeltà della famiglia, della crescita, in un Sud evocato più dalle dinamiche raccontate che dalla lingua aspra del protagonista. Con Davide Grillo torniamo nella comfort zone narrativa di un attore che racconta una storia in prima persona, con il filtro di una metafora intellettuale che trova una dimensione performativa soprattutto nella schiettezza un po’ goffa e del tutto spontanea, affatto studiata e pertanto godibile di Grillo. Il suo Come se niente fosse (11 repliche assegnate) va in scena sul palco all’italiana del Teatro dei Rinnovati con il supporto di un non ben comprensibile leggio, che amplifica la sensazione di star assistendo nel luogo sbagliato a qualcosa che avrebbe una dimensione più coerente in un altro tipo di sala.

Tale condizione, che accomuna tutte e otto le esibizioni (divise tra il palco dei Rinnovati e il Teatro dei Rozzi, entrambe sale di una certa grandezza e struttura tradizionale), spinge a una riflessione sulle modalità di scelta degli operatori cui si accennava inizialmente. Non solo per un fatto di contesto strutturale, ma anche naturalmente di comunità: quale pubblico incontreranno le scelte di questi operatori? Le repliche dal vivo completano il lavoro di selezione, avvenuto nell’arco di sei mesi tramite video. Per la prima volta quindi si assiste alla messa in scena vera e propria, forse in qualche modo alterata dalla presenza – fortunata eppure ostica – di una platea quasi esclusivamente composta da addetti ai lavori.

Ctrl+Alt+Canc – Afànisi. Foto Laura Rondinella

Il coinvolgimento maggiore di spettatori non professionisti, sfida che accomuna ogni tipologia di festival, potrebbe in questo caso ancor più significativamente giovare tanto alle compagnie quanto agli operatori. «Nell’economia del progetto In-Box, In Box dal Vivo è semplicemente la fase finale di valutazione e quindi è un momento di servizio, di lavoro fondamentale. Da quel punto di vista direi che funziona molto bene, è un momento per addetti ai lavori, interno alla rete», spiega Francesco Perrone. «Per quanto riguarda invece In-Box Dal Vivo in quanto festival che organizza Straligut teatro nella città di Siena, col sostegno dei partner a partire dal comune di Siena, l’Università, la Regione Toscana, la Fondazione Toscana Spettacolo e il Ministero della Cultura, è chiaro che è una sfida di altro genere cui lavoriamo da tempo. Vorremmo sempre più far sì che l’astronave In-Box dal Vivo, quando atterra, sia poi un porto che accolga anche tanto pubblico, cittadino, provinciale e non solo».  In tal senso è significativa la presenza del gruppo di In-Box Generation, nato in collaborazione con l’Università di Siena per coinvolgere studentesse e studenti dell’ateneo in una giuria parallela. Guidati da Lorenzo Donati e Damiano Pellegrino di Altrevelocità, la giuria universitaria ha seguito le giornate del festival incontrando singolarmente le compagnie e anche gli operatori, per poi decretare un proprio vincitore. Il premio In-Box Generation è andato ad Afànisi della compagnia Ctrl+Alt+Canc, proprio uno dei titoli meno valorizzati dalle scelte della rete, seppur di segno decisamente diverso in termini di slancio innovativo della proposta artistica e solidità della ricerca.

Sabrina Fasanella

In-Box Dal Vivo, Siena 23-25 maggio 2024

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Alonzo King, il tempo profondo del nuovo balletto e la libertà...

A Torinodanza la compagnia di Alonzo King, Lines Ballet, ha presentato un lavoro coreografico nato in risposta alla pandemia: un lungo flusso di movimento...

 | Cordelia | novembre 2024