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CRISALIDI (di Ciro Gallorano)

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24

In continuità con le Biennali di Rigola il progetto College della fondazione veneziana continua a sfornare artiste e artisti in grado di catturare l’interesse. Ieri, nell’ultima edizione (a meno che non arrivino eventuali proroghe) diretta da Ricci e Forte, ha debuttato Ciro Gallorano con Crisalidi, progetto vincitore del concorso dedicato ai giovani registi e registe e i primi minuti sono stati ipnotici. Già mentre il pubblico prendeva posto nella platea del Teatro alle Tese, una scena cupa con pochi mobili e oggetti si mostrava ai nostri occhi: al centro una credenza ingiallita dal tempo, sulla sinistra una ragazza dà le spalle al pubblico; salterà la corda dando il via allo spettacolo. Siamo in un tempo altro, con una vasca da bagno d’antiquariato, dalla parte opposta una scrivania classica e severa, sul limitare del palco, verso la platea, uno specchio. Sono elementi quasi abbandonati nello spazio alla loro significanza simbolica. Gallorano (classe ’88, con studi al Metastasio di Prato), mette in campo una idea di teatro immagine in cui è la visione a dettare il piano drammaturgo e nel radicale silenzio si agitano mostri e fantasmi, apparizioni di giovani e sensuali donne (interpretate da Sara Bonci e Andreyna de la Soledad), personaggi di un incubo in cui il luogo, la casa, ha un ruolo centrale perché determina le azioni teatrali. Sul catalogo si legge dell’inspirazione data dalla vita e dalle opere della celebre fotografa Francesca Woodman, allora tornano in mente certi spettacoli di Alessandro Serra (soprattutto quello dedicato ad Hopper), oppure gli incubi di Romeo Castellucci e si potrebbe andare indietro nel tempo fino ad evocare la stanza della memoria di Tadeusz Kantor. Ma qui c’è anche un gusto per l’illusionismo: le pareti che si spostano, i corpi che escono fuori dalle mura ammuffite, fino al kitsch di una testa che compare da una botola del tavolo, quasi un omaggio a Georges Méliès. L’opera di Woodman si manifesta improvvisamente – ma basta scorrere qualche foto per ritrovare gli arredi usati da Gallorano – come nell’immagine di una delle due giovani che si solleva con le braccia sullo stipite della porta, in una sorta di crocifissione casalinga. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro alle Tese, Biennale 2024. Anno/Durata: 2024, 65’ (prima assoluta) Ideazione e regia: Ciro Gallorano, vincitore Biennale College Teatro – Regia Under 35 (2023-2024) Con: Sara Bonci, Andreyna de la Soledad Scene: Alberto Favretto Disegno luci: Sander Loonen Costumi: Gianluca Sbicca Assistente alla regia: Federica Lea Cavallaro Tutor del progetto: Stefano Ricci e Gianni Forte Produzione: La Biennale di Venezia Si ringrazia: Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Cantiere Artaud

Cordelia, giugno 2024

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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