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BUFFALO seconda giornata 20 giugno

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24

Animali umani, umani animali; contro l’annichilimento del controllo artificiale, i corpi si affidano all’istintuale selvatichezza in una perlustrazione tra solitudini e molteplicità. La seconda e ultima giornata della V edizione di Buffalo inizia insonnolita dalla cappa di calore di Minosse, che ha tolto i colori alla realtà rendendola di un bianco grigio lattiginoso. Ma nel rosso del ballatoio, al di sopra dell’auditorium del MACRO, il pubblico sventolante i programmi di sala e i biglietti viene incuriosito da Miriam Budzáková e Simone Lorenzo Benini i cui abiti glitterati, come fossero usciti da una discoteca anni 80, contrastano con la ferinità dei loro impulsi e parole che alimentano la loro fame. (e poi entrarono i cinghiali) è una danza urlata in partiture estatiche, a terra o con salti scattanti, accompagnata da sguardi allarmati e catatonici; ci osservano, ci mangiano. A seguire, nel foyer del museo diventato un deserto, dove un albero secco si staglia all’estremità di un solco, c’è Voodoo di Masque Teatro, ideazione e regia di Lorenzo Bazzocchi, in cui il corpo di Eleonora Sedioli è in bilico tra l’immanenza della materia e la trascendenza dello spirito. Il complesso tentativo di elevarsi in posizione eretta si costruisce per accumulazione di gesti, la polvere rossa sporca il corpo che nudo soccombe al rito. È vita morente che giace ai nostri piedi, è una scossa muscolare che rende l’aria elettrica…La gravità del vento risuona nelle sfere arancioni che Roberta Mosca e Canedicoda agitano sulla terrazza in Incertezza di fase. In abiti bianchi hanno preparato una cerimonia dell’ascolto magnetico in cui la presenza si scolpisce in pose ieratiche, mentre nei balconi attorno la sera estiva cala, un signore ci guarda e innaffia le piante. “Cosa ti succede quando ti fermi?” è una delle domande che ci accolgono al rientro in sala e con le quali potremmo interrompere Emersione n.2 un’andatura un po’ storta ed esuberante di Antonio Tagliarini, e con Gaia Ginevra Giorgi ai suoni live della loop station. Un dialogo tra loro due e il pubblico il cui codice è composto da una partitura fluida di azioni e di attimi in cui tra il noi nasce, si manifesta, scompare e poi rinasce un io, e la sua strenua resistenza all’oblio. L’individuale diventa collettivo nella prima italiana di A very eye (in situ) di Angela Rabaglio e Micaël Florentz, un incanto a orologeria dai colori pastello, in cui l’incastro dei movimenti si regge grazie all’unione e disunione del gruppo, sorretto da una musica progressiva. Questa fecondazione cellulare è la sintesi, pulsante, che chiude la giornata in un ritmo di vita. (Lucia Medri)

Visto a BUFFALO al MACRO a cura di Michele Di Stefano una co-realizzazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Azienda Speciale Palaexpo vai ai crediti completi

Cordelia, giugno 2024

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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