Recensione. Rohtko di Hanka Herbut, diretto da Łukasz Twarkowski. Visto al Piccolo Teatro nel programma del Festival internazionale di teatro Presente indicativo | Milano Porta Europa.
C’è un momento dello spettacolo in cui tutta la platea viene bagnata da una intensa luce rossa. La rappresentazione sfonda la quarta parete e investendo il pubblico sembra voler mettere in scena le emozioni stesse degli spettatori. Il pubblico diventa un immenso quadro di Rothko. Se dovessi individuare un punto centrale in questo spettacolo colossale, complesso, stratificato, multimediale, straordinario, sceglierei questo. Lungo un arco di quattro ore il regista Łukasz Twarkowski e l’autrice Hanka Herbut si interrogano sul senso dell’arte visiva, ne mettono in luce i biechi meccanismi di mercato, e suggeriscono che il vero valore risiede nelle emozioni che provoca in chi le guarda. Fanno una dichiarazione d’amore all’effimero della rappresentazione teatrale che a differenza di un quadro si dissolve e non può conservare valore monetario. In ultima analisi, una dichiarazione d’amore alla vita, opera d’arte più vera di qualsiasi rappresentazione.
Łukasz Twarkowski, classe 1983, Polacco, è allievo di Krystian Lupa, classe 1943, e ne eredita, facendo un balzo generazionale, gusto, stile e la capacità di creare e gestire uno spettacolo di grande complessità, tecnica e di contenuti. A Rothko già Romeo Castellucci aveva dedicato lo spettacolo The Four Season Restaurant nel 2013 mentre il testo Red di John Logan, rappresentato in tutto il mondo, è del 2009. Red è un testo tradizionale, fin troppo didascalico e divulgativo, in cui i dialoghi sono il pretesto per raccontare la biografia e poetica dell’artista. The Four Season Restaurant si concentra sul rapporto fra arte e potere, prendendo come spunto la decisione dell’artista americano di ritirare le tele commissionate dal ristorante per sottrarle a un uso commerciale e decorativo.
Per Castellucci la vicenda, esplorata anche nello spettacolo di Twarkowski, è un punto di partenza per allargare il pensiero a riflessioni più ampie.
Similmente in Rohtko (notate il voluto impercettibile mispelling del titolo) il regista polacco, trae ispirazione da un quadro di Rothko rivelatosi falso otto anni dopo l’acquisto da parte di un celebre collezionista. La narrazione ruota intorno a questo episodio, e con essa ruotano su se stessi i moduli della scena, creando e distruggendo una serie infinita di ambienti, quadri, set. Set cinematografici. La rappresentazione è continuamente ripresa e trasmessa in tempo reale su un largo schermo che sovrasta i moduli. L’altissima risoluzione video, i quattro operatori steadycam in scena, la regia video, alzano l’asticella delle migliori rappresentazioni multimediali internazionali a un nuovo straordinario livello. Ma è l’interrogativo sulla rappresentazione, sulla copia, sul falso, sul reale che elevano la scelta tecnica e stilistica al sublime matrimonio con la poetica del testo.
Nucleo centrale sul palco, la replica di un ristorante cinese di New York che, sempre uguale dagli anni ‘50, è stato casa di artisti, galleristi, direttori di musei, collezionisti, ovvero, nelle parole dell’autore, «le quattro gambe su cui si regge il sistema dell’arte visiva». Sono loro i personaggi che animeranno lo spettacolo. C’è anche Rothko. Cioè un attore che interpreta Rothko. Ma c’è anche un attore che avrebbe voluto interpretare Rothko in questo spettacolo. Lo sta interpretando? Quale dei due è più vero? La telecamera li mette a confronto. Uno si trova nel ristorante nel 1954 l’altro nello stesso ristorante nel 2024. Le due copie del ristorante sono identiche. Tutto lo spettacolo è un continuo cortocircuito. I dialoghi dei personaggi, ma anche degli attori, tutti straordinari, abilissimi nel rimanere credibili, e quindi falsi, a dismettere i panni di scena per mostrare se stessi e commentare la rappresentazione che stanno creando, cercano una verità sull’arte o almeno di svelare il falso.
Forse, per una logica simile a quella del gatto di Schrödinger, la verità non è rappresentabile. Può essere commemorata. Come avviene sul proscenio per la performance mai andata in scena di Marta Zarina – Gelze. La giovane artista avrebbe dovuto inaugurare una mostra di Rothko nel 2014 in Svizzera con una performance in cui si sarebbe posta davanti ai quadri di Rothko e avrebbe raccolto le lacrime che quella visione le procurava in un flaconcino. La performance mai avvenne perché Marta Zarina – Gelze si suicidò qualche mese prima.
Rothko si suiciderà. Lo spettacolo mantiene anche una linea narrativa ordinale della vita del pittore affidata a brevi cenni biografici scritti sui video. Rothko invecchia e va verso l’autodistruzione anche sul palco. La copia di Rothko invece, un attore di scarso successo, incontra un nuovo amore e rinasce. Tutto intorno gravitano personaggi e metapersonaggi. Il gallerista che prova a sedurre e sfruttare l’artista. Il direttore del museo che sceglie i quadri e influenza le quotazioni. Falsi commercianti d’arte che mettono in circolazione falsi quadri. L’esperto d’arte che illustra il concetto di NFT – Non Fungible Token, copia unica dell’opera in .jpg di non si sa quale valore. Tutti in girotondo intorno al letto di un moribondo. E poi una serie di personaggi in apparenza minori, come i gestori del ristorante cinese o un corriere di Wolt che buca continuamente la quarta parete per parlare al pubblico.
Centrale nella narrazione è la figura del collezionista Domenico De Sole, truffato per 8,5 milioni di dollari con un falso Rothko. E della moglie, che ignara ha versato lacrime vere davanti a un falso Rothko per anni. De Sole, intossicato dalla truffa, cerca prima la rivalsa e poi finanzia, con 8,5 milioni di dollari, una fumosa esibizione artistica che apre le porte all’ultimo atto dello spettacolo. Anche qui una spaccatura della rappresentazione sembra alludere al fatto che Domenico De Sole, o un altro mecenate, abbia finanziato davvero lo spettacolo che sta accadendo davanti ai nostri occhi con 8,5 milioni di dollari. Ma non è più il tempo di analisi e logica. Lo spettacolo continua a ruotare su se stesso sempre più velocemente e disordinatamente. La narrazione si fa più astratta. Gli attori a tratti danzano. Siamo in un quadro astratto. Un vortice. Tutto si mescola. In scena c’è anche il Direttore del Piccolo Claudio Longhi, con bicchiere in mano, accorso al vernissage di De Sole. Esposte sono opere e video che rimandano, integrano, riproducono lo spettacolo stesso, backstage dello spettacolo che mostrano gli attori nel privato, sprazzi di vita reale. Musica a volume altissimo che vibra e rimbomba dentro i corpi come un rosso di Rothko. Il vortice accelera. Reprimo l’istinto di salire anche io sul palco. Perdo il contatto con quello che sta succedendo. Forse ci sono dentro senza più nessun bisogno di lettura critica. Tutto è insieme, pubblico e scena. Tutto è. E non è più. Perché lo spettacolo finisce. Senza un chiaro punto, un segnale. Seguono un tempo infinito di applausi e ovazioni. I tecnici arrivano per primi, saranno almeno una trentina a gestire quella macchina straordinaria. Mentre usciamo due ragazze si riconoscono e si salutano entusiaste, una dice: “Potremo dire che noi c’eravamo!”. Fuori piove.
Giulio Stasi
Maggio 2024, Milano, Piccolo Teatro Strehler per il Festival Presente Indicativo | Milano Porta Europa. Uno spettacolo in lingua polacca, lettone, inglese, cinese con sottotitoli in Inglese e Italiano.
Rohtko
di Anka Herbut
regia Łukasz Twarkowski
con Juris Bartkevičs, Kaspars Dumburs, Toms Veličko, Ērika Eglija-Grāvele, Yan Huang, Andrzej Jakubczyk, Rēzija Kalniņa, Katarzyna Osipuk, Artūrs Skrastiņš, Mārtiņš Upenieks, Vita Vārpiņa, Xiaochen Wang
scene Fabien Lédé
costumi Svenja Gassen
musica Lubomir Grzelak
video Jakub Lech
luci Eugenijus Sabaliauskas
coreografie Pawel Sakowicz
assistenti alla regia Mārtiņš Gūtmanis, Diāna Kaijaka, Adam Zduńczyk
assistente alla drammaturgia Linda Šterna
assistente ai costumi Bastian Stein
assistente ai video Adam Zduńczyk
cameramen Arturs Gruzdiņš, Jonatāns Goba
direttrice di scena Iveta Boša
produttrice esecutiva Ginta Tropa
produzione e distribuzione internazionale Vidas Bizunevicius (NewError)
produzione Dailes Theatre
in coproduzione con JK Opole Theatre e Adam Mickiewicz Institute
e il cofinanziamento del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia
Rohtko ha debuttato il 12 marzo 2022 al Dailes Theatre (Riga, Lettonia)