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Medea di Lidi e gli spettacoli site specific

Recensione. Leonardo Lidi dirige Orietta Notari in Medea. Visto alle Fonderie Limone del Teatro Stabile di Torino. Per ora nessuna tournée è stata annunciata.

Foto Luigi De Palma

Il boccascena delle Fonderie Limone di Moncalieri è uno dei più larghi d’Italia, lo è sicuramente tra quelli costruiti nelle sale più moderne. Qui un regista ha la possibilità di perimetrare il proprio spazio scenico secondo le esigenze più disparate; Leonardo Lidi, insieme allo scenografo Nicolas Bovey, immagina e fa realizzare una teca trasparente spostata verso la parte sinistra. La scatola è incastonata in una struttura nera che arriva fino al soffitto, mentre guardo la scena cercando di memorizzare l’idea architettonica tento anche di immaginarmi la fattibilità di un possibile montaggio in altri teatri, penso al numero di camion necessari, ai pezzi di cui è composta la struttura, alle viti e ai bulloni, alla manodopera necessaria. Esiste, sempre di più, una categoria di spettacoli praticamente site specific, opere che per vari motivi non riescono ad allontanarsi dal palcoscenico in cui sono state create, per le quali il pubblico appassionato deve spostarsi da una città all’altra. Il primo indizio per comprendere se ci saranno ulteriori repliche in spazi differenti da quello di nascita va cercato nei crediti di produzione. Avere diversi teatri tra i produttori dell’opera vuol dire assicurarsi le repliche almeno su questi palcoscenici. A Torino recentemente era accaduto con il bellissimo Sei personaggi per la regia di Valerio Binasco, quest’anno l’istituzione diretta da Filippo Fonsatti ha puntato tutto sull’opera firmata dal Nobel Jon Fosse per la tournée. Ma è una modalità ormai consolidata in molti teatri di produzione: gli spettacoli più importanti prodotti dal Piccolo di Milano non hanno avuto tournée, basti pensare alle creazioni di questa stagione: Come tremano le cose riflesse nell’acqua e Trilogia della città di K.

Foto Luigi De Palma

Medea di Leonardo Lidi probabilmente farà parte di questa categoria e infatti non compaiono ulteriori enti teatrali nella produzione dell’opera che fa capo interamente allo Stabile di Torino. Si spera almeno in una ripresa il prossimo anno, non solo per il dispendio di economie creative ma anche perché siamo di fronte a una messinscena tragica di primissimo livello. Ci sono due cose che brillano su tutte in questa opera: la lettura non scontata del testo di Euripide, in una riduzione agile e tagliente, complice la traduzione di Umberto Albini, ma soprattutto l’interpretazione, terrena e umanissima, di Orietta Notari.

Foto Luigi De Palma

Leonardo Lidi è attualmente uno dei registi più contesi proprio per la sua capacità di mettersi in relazione con i classici e di mettere i testi in relazione con il nostro tempo, la fedeltà alla drammaturgia non è un dogma ma un piano sul quale far incontrare (o scontrare) un’idea registica che cerca di volta in volta di determinare il linguaggio teatrale. E poi quel rapporto con le attrici e gli attori che è fondante del linguaggio stesso e rappresenta una questione politica urgente, come il regista spiega in un’intervista apparsa sulle nostre pagine: «[…] si tratta di una necessità che ho elaborato e approfondito anche grazie alla lezione e al lavoro condiviso con Antonio Latella, da sempre molto sensibile all’esigenza di creare spazi che consentano agli attori teatrali di fare bene il proprio lavoro, senza doversi per forza rifugiare, per ragioni di sicurezza e sostentamento, nel mondo della televisione o in quello del cinema». E gli attori in questo caso sono chiusi in una teca, tutti meno che Lorenzo Bartoli nei panni di Egeo, colui che rappresenta il futuro di Medea ad Atene, dunque lontano dalla gabbia degli affetti e delle relazioni ormai deteriorate. Entreranno da sinistra, mentre le luci sul pubblico sono ancora accese, uno di loro ha una chitarra elettrica a tracolla, Medea è al lato opposto della Nutrice, Valentina Picello, toccante, recita una litania su una melodia di chitarra.

Foto Luigi De Palma

La protagonista appare qui come una donna distrutta, ma Leonardo Lidi, sposta il fuoco dall’omicidio dei figli all’umanità travolta, attraverso una riduzione che mette in risalto i tratti più moderni dell’opera. In ciò sta l’efficacia della lettura, che dunque si scosta dalle ambientazioni antiche o post storiche già viste, e in cui tutto il fuoco è sulla vendetta architettata dalla donna straniera. E sono gli attori però a dover restituire carne all’idea, aiutati da abiti semplici ma contemporanei e dalle musiche riconoscibili, chiusi in una stanza, come dentro un esperimento, con i nostri occhi pronti a indagare la credibilità delle loro emozioni. Orietta Notari è straordinaria nella costruzione di un personaggio apparentemente quotidiano, nei gesti, nella parlata, in lei ritroviamo le tante donne in lacrime che possiamo aver incontrato nelle nostre vite. Medea è una donna tradita e stravolta, incapace di accettare che il mondo vada avanti dopo il tradimento di Giasone (Nicola Pannelli): «I bambini no, i bambini continuano a giocare. Io preferirei cento volte combattere che partorire una volta sola», afferma con una lucidità in cui non possiamo non riconoscerci. Con una mano sul cuore, guarda dal basso in alto Giasone dicendogli: «Io ho ucciso mio fratello per te. E dopo aver avuto tutto questo tu, creatura abietta, mi hai tradito», Medea nonostante l’inferiore altezza, sovrasta colui che fu il suo amante, lo schiaccia al muro; la voce di Notari è ferma e limpida (il lavoro sull’amplificazione sonora è di Giacomo Agnifili), un sottovoce in cui c’è già tutto il tragico destino. Giasone si schermisce anteponendo la pragmatica politica all’amore: sposare Glauce (Marta Malvestiti) – in un matrimonio un po’ kitsch – vuol dire apparentarsi con il Re di Corinto, tenta così la carta della responsabilità, il suo gesto è per il futuro di tutti e suggerisce la possibilità di una famiglia allargata. Ma la donna della Colchide ha avuto il tempo per trasformare la prostrazione in folle calcolo. Un brivido attraversa gli occhi di Orietta Notari, la donna sfatta, abbandonata a se stessa e trascurata si mostra ora come una razionale ma pericolosa Kathy Bates, ride parlando delle sue arti magiche con cui avvelenerà la tiara e lo scialle donati a Glauce. E poi quei bambini (interpretati da Valentina Picello e Alfonso De Vreese che mostreranno occhi da infanti senza bisogno di altre trasformazioni), ai quali, mentre echeggerà Put Your Head on My Shoulder, la madre infilerà dei passamontagna neri, che copriranno anche gli occhi. E un attimo dopo sarà solo buio. Perché il fulcro non è l’omicidio, ma ciò che c’era prima – l’amore e l’abbandono – e quello che verrà, come la disperazione di Giasone, da solo ormai in vita e costretto a chiudere la tragedia in solitudine, annaspando come un animale in gabbia.

Andrea Pocosgnich

Fonderie Limone, Moncalieri (Torino), Aprile 24

MEDEA

da Euripide
con Orietta Notari, Nicola Pannelli, Valentina Picello,
Lorenzo Bartoli, Alfonso De Vreese, Marta Malvestiti
regia Leonardo Lidi
dramaturg Riccardo Baudino
traduzione Umberto Albini
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Giacomo Agnifili
assistente regia Alba Maria Porto
Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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