PROSPERO | Ottobre 2023

Schede e segnalazioni di volumi che guardano e parlano al teatro e alla danza, raccontano e analizzano la scena. Per questa nuova rubrica ci siamo lasciati ispirare da un altro personaggio shakespeariano: Prospero, nobile naufrago, esperto di arti magiche e avido lettore. Prospero che ha una “biblioteca grande abbastanza quanto un ducato”

In questo numero

FOCUS - TEATRO NUCLEO

  • Libertà vo’ cercando, a cura di Horacio Czertok, Seb27 (2022)
  • Contra Gigantes, di Horacio Czertok, Seb27 (2023)

SAGGISTICA

  • Incontro al futuro. I teatri delle residenze in Italia: un’inchiesta, a cura di Fabio Biondi e Lorenzo Donati, L’Arboreto Edizioni (2023)
  • Le voci del Suq. Dal 1999 l’intercultura in scena, di Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso e Carla Peirolero, Altreconomia (2023)
  • Sarà l’avventura. Una vita per il teatro, di Carlo Fontana, Il Saggiatore (2023)
  • Edoardo Fadini. Scritti sul teatro, a cura di Armando Petrini e Giuliana Pititu, Cue Press (2023)
  • Storia della recitazione teatrale, di Claudio Vicentini, Marsilio (2023)
  • Dialogo sopra il massimo sistema, di Gerardo Guerrieri, Bulzoni (2023)

TEATRO TRA LE RIGHE

  • Top Girls, di Caryl Churchill, Cue Press (2023)

Tutti gli articoli

FOCUS - TEATRO NUCLEO

CONTRA GIGANTES e LIBERTÀ VO’ CERCANDO, due pubblicazioni per i 50 anni di Teatro Nucleo (Seb27, 2022 e 2023)

Chi sono i gigantes contro cui Don Chisciotte combatte? Certamente, i mulini a vento. Ma nella visione di Horacio Czertok, fondatore e regista del Teatro Nucleo di Ferrara, che sull’opera di Miguel De Cervantes lavora da più di trent’anni, il primo gigante che Don Alonso incontra sulla sua strada è proprio se stesso: la sua pigrizia mentale e fisica, il suo essersi consegnato a una vita confortevole fatta di aria salubre e romanzi. Finché, dice Horacio: «prende coscienza, come diremmo con linguaggio un po’ “sessantottardo”, dei mali del mondo e prende la decisione straordinaria di diventare lui stesso paladino. Non che un atto di eroismo possa cambiare le cose, Don Alonso lo sa: contro i giganti l’eroismo non basta, è necessario un impegno collettivo».  Contra Gigantes. Narrazione per attore solo e complici spettatori, pubblicato nel 2023 da Seb27, nasce dall’esperienza del gruppo sullo spettacolo Quijote, grandiosa produzione viaggiante del 1993 che ha girato oltre 400 piazze in tutto il mondo, e che immagina il Don riprendere vita e scorrazzare per le vie delle città, tra un combattimento e l’altro. Contra Gigantes è un testo teatrale per quando lo spettacolo e il teatro non si possono fare: è pensato per le librerie, i caffè, le scuole, come un invito alla lettura dell’immortale opera letteraria, da tutti conosciuta ma da pochi realmente letta. L’indifferenza, la tirannide… questi alcuni degli avversari del Don, mai del tutto perdente o vincente nella versione di Czertok (“a chi interesserebbero le sue vicende, altrimenti?”). Ce n’è un altro, di gigante, che lega tra loro le narrazioni: è il carcere, le alte mura penitenziarie. Quelle sivigliane tra cui Don Miguel scrive il suo romanzo, quelle argentine da cui la Comuna Nucleo scappa alla fine degli anni ‘70 per rifugiarsi in Italia. Quelle della Casa Circondariale di Ferrara, tra le quali l’ora Teatro Nucleo sarà capace di fare breccia, e di attuare un progetto di incontro, scrittura e rigenerazione più che ventennale. Libertà vo’ cercando, libricino pubblicato sempre dall'editore torinese nel 2022, ripercorre questi vent’anni attraverso una scrittura polifonica che riesce a mettere insieme tutte le voci del progetto teatro-carcere realizzato nella struttura ferrarese. L’idea del libro, mi spiega Horacio, nasce in realtà dallo scritto di Fulvio Marchini, ex detenuto partecipante ai percorsi laboratoriali che, con grande lucidità e sincerità, tenta di raccontare in prima persona il percorso di comprensione ed emancipazione attraverso la pratica teatrale. Intorno a questo scritto ruotano i testi di Czertok e Marco Luciano, coordinatori e registi del progetto, delle educatrici del carcere, degli assessori, delle insegnanti delle scuole, nella sintesi impressionistica di una tra le numerose, longeve esperienze di teatro-carcere in Italia: «non si tratta di una novità: per fortuna in Italia l’attività teatrale nelle carceri rappresenta, in un certo senso, un’eccellenza. Non è facile trovare esperienze di questo tipo in Europa», mi spiega Horacio. Esperienze che, almeno quelle della regione emiliano-romagnola, hanno potuto incontrarsi tramite il progetto Coordinamento Regionale Teatro Carcere promosso, appunto, dal gruppo ferrarese nel 2009. Il libro, grazie alla sua coralità, ha uno stile più vicino al quaderno di bordo che al saggio, restituisce una visione complessa del lavoro teatrale in carcere, e ne sottolinea, con testimonianze vivide e appassionate, la capacità di creare benessere, consapevolezza, apertura mentale non soltanto nei detenuti che partecipano in prima persona, bensì in tutte quelle parti sociali (dagli agenti, agli educatori, agli spettatori esterni e agli studenti delle scuole) che vengono coinvolte in un processo complesso di incontro e avvicinamento all’istituzione penitenziaria e ai suoi abitanti.  Quest’anno il Teatro Nucleo compie cinquant’anni. Festeggerà con “Rabicano”, festival di teatro negli spazi aperti con compagnie da tutto il mondo, dal 3 al 12 maggio. E, soprattutto, con il riallestimento dell’ormai storico Quijote!. Una festa, un omaggio anche per la sua regista, Cora Herrendorf, co-fondatrice del gruppo e compagna di vita di Czertok, scomparsa l’anno scorso. Una grande festa per il teatro delle piazze, della gente, dei matti e dei paladini.

Titoli consigliati

Teatro

(Editoria & Spettacolo, 2006) Questo volume raccoglie sei drammi: "Il nome" (1995), "Qualcuno arriverà" (1996), "E la notte canta" (1998), "Sogno d’autunno" (1999), "Inverno" (2000), "La ragazza sul divano" (2002).

L'altro nome

(di Jon Fosse, La Nave di Teseo, 2021) In corso di pubblicazione in 14 paesi, "L’altro nome" è il romanzo toccante, ipnotico, indimenticabile del maestro della letteratura scandinava, una storia in cui passato e presente confluiscono, per lambire come onde del mare la grandezza dell’uomo.

Quel buio luminoso. Sulla drammaturgia di Jon Fosse

(di Leif Zern, Titivillus, 2012) Leif Zern è fra i maggiori critici e scrittori di teatro del nostro tempo. In questo sorprendente saggio sul grande autore drammatico norvegese Jon Fosse Zern coinvolge il lettore non solo nella poetica di Fosse, ma anche nell’esperienza teatrale e scenica dei più significativi registi attivi a cavallo tra il XX e il XXI secolo

SAGGISTICA

INCONTRO AL FUTURO. I teatri delle residenze in Italia: un’inchiesta, a cura di Fabio Biondi e Lorenzo Donati, L’Arboreto Edizioni (2023)

Il dibattito attorno alle residenze si è manifestato in questi anni come il terreno più fertile da un lato per comprendere il teatro che si fa, dall’altro per mettere in evidenza il teatro che invece, purtroppo, non si riesce a fare, ponendone in luce i motivi e forse proporre in base a questo delle auspicabili soluzioni. Incontro al futuro. I teatri delle residenze in Italia: un’inchiesta, è il titolo del volume curato da Fabio Biondi e Lorenzo Donati per L’Arboreto Edizioni, non a caso edito all’interno di uno dei luoghi simbolo per la trasformazione delle residenze artistiche, che segue il precedente nucleo di indagine dal titolo Nobiltà e miseria (2013-2015). Nato in seno al Seminario europeo sulla qualità delle residenze nel contesto del progetto Stronger Peripheries (2020-2024), Biondi (direttore de L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino) e Donati (critico e saggista) offrono una fotografia ampia e approfondita sulla situazione nazionale, ospitando contributi storici e tematici di esperti e protagonisti del settore produttivo (Argano, D’Ippolito, Ferraresi, Guccini, Toppi e altri) ma anche una mappatura informativa, attraverso un formcompilativo, sulle residenze italiane, così come testimonianze di artisti e operatori che concretamente si trovano a misurarsi con i territori e le pratiche di un comparto in continuo divenire, ma che, come dice Donati nella sua introduzione, proprio qui deve saper legare la “funzione sociale” e la “funzione critica” del fare arte come atto profondamente politico.

LE VOCI DEL SUQ. Dal 1999 l’intercultura in scena, di Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso e Carla Peirolero, Altreconomia (2023)

Questo libro vorrebbe essere un Suq. Nella prima riga della prefazione risuona la sensazione del metter piede nel Porto Antico di Genova durante le giornate del festival che da venticinque anni si affaccia sul mar Mediterraneo. ‘Le voci del Suq. Dal 1999 l’intercultura in scena’ curato da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, sguardo critico scientifico, e da Alberto Lasso e Carla Peirolero, direzione artistica del festival, ha questa vocazione: restituire il clima di festa, di spazio di incontro, di public art su “un’idea di socialità che crea convivenza”.  È questo oggetto-luogo che su carta, nell’edizione di Collana Storie di Altreconomia, vuole raccontare l’impresa culturale, politica, economica, di incontro che è stata ed è il festival. E lo fa costruendo un dizionario scritto da chi il festival lo ha vissuto in questi anni, in una mescolanza di lingue e suoni: dalla A alla Z si passa così dalla parola Ndaje/Incontro di Mohamed Ba a Città di mare di Goffredo Fofi, da Drammaturgia di Andrea Porcheddu a Poesia di Pippo Del Bono che fa risuonare Mahmoud Darwish, da Memoria di Amir Issaa a Esistenza di Don Andrea Gallo. Tra sguardi laterali sul contemporaneo, parole in farsi, lingala, arabo, portoghese, bambara, cinese, genovese, tra ricette del Maghreb e dei Balcani, si arriva alla sezione delle immagini tra corpi, scenari, botteghe e danze.  L’ultima parte del libro è un racconto del progetto politico e culturale del Festival, della sua genesi e storia – che affianca la dimensione artistica a quella sociale e educativa - fino alle produzioni della Compagnia del Suq. Chiudendo il libro, sulla copertina, l’attrice Akhoyanta Joy in “Madri Clandestine” continua a guardare avanti, decisa, sorpresa, meravigliata.

EDOARDO FADINI. SCRITTI SU TEATRO, a cura di Armando Petrini e Giuliana Pititu, Cue Press (2023)

«Uno sguardo fortemente politico ma mai piegato a ragioni semplicemente ideologiche, segnato in profondità dal metodo dialettico eppure molto netto nel giudizio. Un punto di vista che  si sviluppa compiutamente all’interno delle dinamiche, delle tensione e delle contraddizioni del tempo che attraversa e per questo ancora più interessante per noi lettori ormai inevitabilmente distanti da quelle temperie», così Armando Petrini e Giuliana Pititu, i due curatori del volume edito da Cue Press, fotografano, nell’introduzione, lo sguardo di Edoardo Fadini, critico teatrale, importante osservatore del nostro teatro tra gli anni ‘60 e ‘70. La raccolta di scritti (interventi, recensioni e saggi) si concentra sul decennio 1965-75, quello in cui pubblicava sull’Unità, poi su rinascita, il Contemporaneo e Sipario. Il libro comincia con un resoconto di un Recital di Valeria Moriconi e Glauco Mauri, era il 28 settembre 1965 e l’articolo è preceduto da qualche riga con cui l’Unità salutava il passaggio di testimone dal precedente critico Giorgio De Maria. E poi il Carignano esaurito per O’Neill diretto da Squarzina; i cinquant’anni di teatro di Renzo Ricci; del ‘66 la recensione a Mysteries and Smaller Pieces del Living, “mutilata” per ragioni di spazio con tanto di risposta il giorno successivo in cui il critico rivolgendosi al direttore del giornale precisava la sua posizione nei confronti dell’opera. Sotto gli occhi di Fadini passano le generazioni del teatro italiano, ma anche problemi e questioni di politica culturale, con uno sguardo privilegiato sul Teatro Stabile della sua Torino.

STORIA DELLA RECITAZIONE TEATRALE, di Claudio Vicentini, Marsilio (2023)

Negli studi teatrali Claudio Vicentini non ha bisogno di presentazioni, gli studenti universitari lo ricorderanno soprattutto per essere stato il curatore della mitica Storia del teatro di Oscar G. Brockett. E questo nuovo volume pubblicato da Marsilio ci fa pensare proprio al manuale scritto dallo studioso americano. La parentela non sta solo nel ragguardevole numero di pagine, 816, ma anche nella dimensione enciclopedica, il percorso storico che si dipana dal mondo antico fino al Novecento, con una propaggine sugli anni 2000 e con una finestra sui modelli storici orientali (dall’Opera di Pechino, alle danze indiane, fino ai classici giapponesi del dramma nō e del Kabuki). Il filo rosso però in questo caso è la recitazione e non è un caso dunque che Vicentini nella sua introduzione cominci proprio da uno dei prìncipi, vero e proprio mito della recitazione moderna, Edmund Kean. Ma bastano poche pagine per arrivare a una questione centrale per l'autore, ovvero lo sguardo orizzontale sulle diverse e numerose possibilità della recitazione, intesa come atto non solo drammatico: «La tendenza più o meno nascosta a riconoscere la recitazione drammatica come “più recitazione” delle altre, tenendole però presenti tutte quante almeno in linea di diritto, orientava ottimi studi di storia della recitazione apparsi negli ultimi decenni. Quando in queste nuove opere si arrivava alle vicende del Novecento emergeva una fola di “performer e “attività performative” di genere differente già ben presenti nei secoli passati e inspiegabilmente trascurati dallo studioso fino a quel momento».

TEATRO TRA LE RIGHE

TOP GIRLS, di Caryl Churchill, Cue Press (2023)

La produzione di Top Girls del Teatro Due di Parma ha prodotto non solo uno spettacolo che nella regia di Monica Nappo è un oggetto molto interessante e inaspettato, ma anche la pubblicazione del testo di Caryl Churchill. Opera drammaturgica del 1982 che squaderna sul palco prima un gruppo di “signore del passato” (come le chiama Luca Scarlini nel suo contributo all’edizione Cue Press con la traduzione da Margaret Rose) e poi una moderna e contraddittoria realtà lavorativa al femminile. Il primo quadro è una dissacrante, divertente e assurda cena in cui si incontrano iconiche presenze femminili della storia o della leggenda. Dalla Papessa Giovanna alla protagonista di un quadro di Bruegel, passando per una cortigiana di un imperatore giapponese del XIII secolo, fino a una ricca viaggiatrice inglese del XIX secolo. Tutte sono state convocate dalla protagonista dell’opera, Marlene, per festeggiare la sua nuova posizione lavorativa. II prosieguo è invece, per gran parte, al chiuso degli uffici, tra i colloqui dell'agenzia di collocamento di Marlene, le colleghe, la carriera e una ragazza, una nipote che potrebbe rompere gli equilibri. La questione centrale non è solo femminile, Churchill affronta anche il mondo del lavoro, le aspettative e le sofferenze subite dopo anni passati ad essere infelici. È quello che capita a Louise in uno dei colloqui più toccanti, la donna vuole cambiare lavoro e afferma: «Nessuno si accorge di me, non lo pretendo. Non attiro mai l’attenzione perché sbaglio, è scontato per tutti che il mio lavoro sia perfetto. Si accorgeranno di me quando non ci sarò più».
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