Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24
A immaginare il Prometeo incatenato di Eschilo, l’aspettativa era quella di trovarsi davanti l’idea di una landa desolata, tagliata da rocce crudeli, sommersi da gemiti e strilli; l’aspettativa era quella di trovarsi davanti uno spazio umano. Ai piedi del Titano incatenato, la grossa giumenta Io urla il proprio dolore. La stanchezza l’ha resa ottusa, corre fino alla follia, aspetta un figlio; vittima dei capricci di Zeus e delle gelosie di Era, è destinata a non trovare pace. Invece, nella messa in scena di Raffaele Di Florio, della tragedia manca del tutto la cieca disperazione, il tormento ossessivo: manca, insomma, l’animale. Il regista salernitano opta per una ricerca estetica strabordante ma estenuata, poco carnale, e fredda. Non esiste tempo o spazio, ma solo un informe flusso emotivo dove la presenza del mondo reale si riconosce in un letto su cui si sono riversati solitudine, desiderio e paura. L’eccedenza di elementi, tra quelli musicali curati dal compositore Salvio Vassallo, e quelli visivi ideati dal visual designer Alessandro Papa, sovraccarica l’aria di stimoli senza arricchirla di sensazioni, poiché mal comunicano tra loro: non è sufficiente ad accompagnare l’impeccabile esibizione di Luna Cenere e avvolgere il suo corpo, e anzi ne limitano il potenziale. La danzatrice e coreografa inscena la storia della sacerdotessa di Zeus prima che questo la seducesse e la costringesse al patimento, fino alla terribile metamorfosi. Comunica con l’inquietante figura di Prometheus, la cantante Valentina Gaudini, ricordando ciò che è stato e domandando responsi sul proprio destino. Cenere è capace di rendersi iconica, classica e astratta; il suo corpo esprime il pensiero e lo significa nei minimi movimenti tellurici dalla schiena fin nelle dita dei piedi. Ogni gesto è una mutazione in costante avvenire, non esiste la quiete ma un instancabile vivere, le mani toccano il corpo e lo modellano lì dove le emozioni si impongono. Ma non strazia, talmente lontana dall’impeto che dovrebbe esprimere (Valentina V. Mancini)
Visto a Ridotto del Mercadante, Napoli; Crediti: Ideazione, spazio scenico e regia Raffaele Di Florio; Con Luna Cenere e Valentina Gaudini; Musiche originali e disegno del suono Salvio Vassallo; Video Alessandro Papa; Coreografia e danza Luna Cenere; Canto e performing art Valentina Gaudini; Voce registrata Cristiana Dell’Anna; Foto di scena Ivan Nocera; Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale