Questa recensione fa parte di Cordelia di aprile 24
Certi testi sono dei classici proprio perché riescono sempre a ritagliarsi un piccolo spazio per parlare al pubblico di oggi e lo fanno andando oltre l’impostazione registica. Con Carlo Goldoni è spesso così, ma un classico può portare anche a un risultato noioso sul palcoscenico, non è il caso del Giuocatore, messo in scena con grande abilità e sapienza da Roberto Valerio. Il quale può affidarsi a un gruppo di attrici e attori coeso e di talento – nel quale spiccano il Florindo di Alessandro Averone e la Gandolfa di Alvia Reale – e a una scena suggestiva (di Guido Fiorato) che racconta un vicolo veneziano pieno di praticabili, scorci, altezze diverse e sembra quasi una nave in cui i personaggi si muovono in balia delle onde. Anche perché il ritmo goldoniano qui è sostenuto, Valerio e si suoi sono bravi ad agganciare l’attenzione del pubblico dentro una storia che potrebbe essere scritta oggi. La trama è semplice e ruota attorno a un male sociale, ciò che oggi chiamiamo ludopatia e forse non è un caso che il testo abbia visto la luce tra le drammaturgie della celebre scommessa giocata da Goldoni con il pubblico veneziano e i suoi detrattori, quella per cui avrebbe dovuto completare 16 commedie entro un anno. Il gioco era un problema anche nel ‘700, basti pensare che Pietro Chiari, proprio l’antagonista per eccellenza di Goldoni, pubblicò un romanzo dal titolo Le Memorie di madama Tolot ovvero la giocatrice di lotto. Averone sposta il fulcro del personaggio verso di noi, conferendogli dei tratti da anti eroe dannato e novecentesco, il suo Florindo a causa del gioco perderà la sua promessa sposa Rosaura (Mimosa Campironi che colpisce anche nel canto e nella scrittura delle musiche) e per appianare i debiti tenta di sedurre Gandolfa, la sorella di Pantalone. Qui sale in cattedra Alvia Reale disponendo sul tavolo tutte le carte da grande attrice: le numerose sfumature, l’ironia, i tempi comici e la capacità di tratteggiare in profondità un personaggio che parrebbe secondario ma che invece si staglia per modernità. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Sala Umberto: di Carlo Goldoni adattamento e regia Roberto Valerio con Alessandro Averone, Mimosa Campironi, Alvia Reale, Nicola Rignanese, Massimo Grigò, Davide Lorino, Roberta Rosignoli, Mario Valiani scene e costumi Guido Fiorato musiche originali Mimosa Campironi luci Emiliano Pona produzione Teatri di Pistoia – Centro di Produzione Teatrale