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I CUORI BATTONO NELLE UOVA (Les Moustaches)

Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24

Un letto di legno circolare a centro scena, ci si può salire o scendere da ogni punto, come se il letto fosse il luogo centrale di una stanza in cui si sta svolgendo una gestazione; sopra alla struttura è una giostra sospesa con i pendagli che fa ombra sulla parete di fondo, di quelle che si mettono sopra i lettini dei neonati. Ma qui, il neonato, non c’è. O non ancora. Attorno sono tre donne, il loro ventre esposto nel mezzo di una biancheria intima candida, contenitiva quanto possibile, mentre la pancia spinge verso fuori, ineludibile, inaggirabile allo sguardo e ad ogni considerazione: ci sarà, lì dentro, una nuova vita. E nuova, pure, sarà quella delle madri. Qualunque sia la vita che c’è dentro. Questa l’immagine forte e primigenia che emerge dalla scena – firmata Eleonora Rodigari – de I cuori battono nelle uova di Alberto Fumagalli e Ludovica D’AuriaLes Moustaches – per la rassegna EXPO al Teatro Belli. Tre future madri, tre diversi modi di vivere e far vivere la gravidanza. C’è una dolce donna che ha paura non ci sia vita nel suo ventre (Grazia Nazzaro), c’è una donna energica che attende due gemelli e fatica a vedersi madre (Matilda Farrington), c’è infine una donna che inizia a lottare con suo figlio, maschio che solo maschio accetta possa essere, fin da prima che nasca (Elena Ferri). Ma soprattutto c’è l’ignoto di un trauma da venire, magnifico e terribile, che emerge con estrema forza dal testo versificato, ma non lirico, di Fumagalli. Grazie a una partitura fisica di grande impegno, anche se merita un approfondimento più severo nelle scelte e le soluzioni drammaturgiche non sono totalmente nitide, lo spettacolo consegna tre luminose prove d’attrice e soprattutto pone in luce un tema molto urgente e talvolta rimosso dal dibattito contemporaneo, la narrazione stereotipata di una maternità che in contrario è ricca di strati complessi sul piano emotivo e psicologico, di una varietà di situazioni molto lontane dal candore, certo paradossale, in cui è consolatorio immaginare una gravidanza. (Simone Nebbia)

Visto al Teatro Belli. Credits: di Alberto Fumagalli; con Elena Ferri, Matilda Farrington, Grazia Nazzaro; regia Ludovica D’Auria, Alberto Fumagalli; costumi Giulio Morini; ligh designer e scenografia Eleonora Rodigari; aiuto regia Tommaso Ferrero; produzione Società per Attori, Accademia Perduta Romagna Teatri, Les Moustaches

Cordelia, marzo 2024

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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