Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24
Sapere quasi nulla di uno spettacolo, se non il tema centrale, in questo caso la storia di Paolo Borsellino, senza preoccuparsi, o avere il tempo, di leggere sinossi e note di regia, non avere nessuna voglia di uscire di casa, in una serata piovosa di lunedì – che sarebbe il giorno di riposo del teatro – e poi all’improvviso rimanere sopraffatti dalla sorpresa. Fissare quella figura seduta sulla destra del palcoscenico stretta in un vestito grigio, sobriamente elegante, come il taglio di capelli. Ma non basta un vestito e una parrucca, per dare voce ad Agnese Piraino Borsellino ci vuole quella luce fiera negli occhi: Sara Bevilacqua trova una cifra commovente per tecnica e sentimento, tra l’iperrealismo della prossemica, dei toni, delle cadenze e la mimica teatralità di alcuni gesti, soprattutto nei movimenti delle mani. Gli incontri con i familiari – nella replica del lunedì sera al Sala Umberto era presente anche Lucia Borsellino, una dei figli -, con i magistrati vicini a Paolo, lo studio dei documenti e dei libri sul caso, fino ad arrivare alla drammaturgia finale di Osvaldo Capraro, un lavoro di preparazione durato mesi. L’idea è quella di ripercorrere la figura, la vita di Paolo Borsellino attraverso la voce della moglie in un monologo che procede per salti in avanti e indietro e che comincia dalla fine, anzi quasi vent’anni dopo la fine « “Via D’Amelio è stata da colpo di Stato”/Così mi disse il Presidente Cossiga e mise giù./ Da colpo di Stato. Cosa aveva voluto dire? E perché dirmelo diciotto anni dopo». Lo spettacolo, presentato per la prima volta a Maggio all’Infanzia, è adatto a tutti, forse proprio per la capacità di tenere insieme la commozione di una famiglia con i fatti storici. Risuona come un sasso nel vuoto la solitudine che precede la strage di via D’Amelio, una sconfitta per lo Stato, una sofferenza enorme per chi resta. Il teatro è in questi casi l’arte della memoria che si fa carne, il lavoro scenico di Bevilacqua è un esempio necessario.(Andrea Pocosgnich)
Visto al Sala Umberto: Meridiani Perduti Teatro, Sara Bevilacqua di e con Sara Bevilacqua drammaturgia Osvaldo Capraro disegno Luci Paolo Mongelli video Mimmo Greco grafica Studio Clessidra Con il sostegno di Factory Compagnia Transadriatica In Sinergia Con Scuola Di Formazione Antonino Caponnetto