HomeArticoliEx-Civis, studentato e hub culturale. La mobilitazione contro la chiusura

Ex-Civis, studentato e hub culturale. La mobilitazione contro la chiusura

Mercoledì 6 marzo una grande mobilitazione ha visto Officina Pasolini e gli spazi della palazzina A dell’ex Civis aprire le sue porte – per altro sempre aperte – alla città, per far conoscere una realtà virtuosa a rischio chiusura.

«Dare spazio, respiro, resistere insieme. Siamo qui tutti ora perché stiamo celebrando il funerale della cultura, del diritto allo studio, dell’ex-Civis con il suo studentato e i suoi 350 posti letto e dello storico Teatro Eduardo De Filippo». Sulle note di una marcia funebre si è aperto il sit in del 6 marzo tra gli spazi dell’ex Civis e la Farnesina.

In un momento di grande fermento per la città di Roma, le cui piazze sono attraversate da cortei che si intrecciano e spesso condividono lotte limitrofe supportandosi a vicenda com’è successo di recente anche l’8 marzo, è sempre più evidente come le battaglie a difesa della cultura in ogni sua declinazione siano presidio fondamentale dell’esercizio della democrazia. In tali contesti si incontrano questioni cruciali del nostro tempo; fuori dagli slogan delle politiche culturali, ma piuttosto nelle piazze, nei cortei, ci si riappropria di spazio per attivare scambio e condivisione. «Appartenere è una pratica, un moto a farsi carico di sé e degli altri, dei luoghi e dei tempi»: la “chiamata alle arti” che il 6 marzo ha raccolto centinaia di student*, artist* e operatori negli spazi della Palazzina A del complesso Ex-Civis si inserisce a pieno titolo in questa scia di mobilitazioni: anche qui la lotta è articolata, tra diritto allo studio, emergenza abitativa e lo “stato di disastro culturale” già denunciato dall’assemblea permanente de* lavorat* dello spettacolo.

Pubblico, gratuito, di qualità. Su queste tre parole chiave è stata fondata Officina Pasolini, centro di alta formazione artistica ma anche hub culturale, porto sicuro e aperto per tante e tanti, non solo fruitori dei percorsi di formazione multidisciplinare, ma anche artisti affermati, cittadinanza, operatori. Come racconta la direttrice artistica Tosca, «questo posto nasce perché sentivo fortissima la necessità da parte dei giovani artist* di avere un luogo di appartenenza. In un mondo in cui tutto va verso la competizione e il consumo, un mondo dopato in cui giovani artisti dopo due anni di carriera smettono perché non reggono ai ritmi del mercato, è fondamentale costruire, imparare la serietà di questo mestiere da chi lo fa, e soprattutto capire se stessi, condividere questo sogno con gli altri. Tutto questo è diventato realtà grazie alla lungimiranza di Massimiliano Smeriglio (vicepresidente Regione Lazio fino al 2019, ndr). Questa struttura era abbandonata, piena di topi. Ma abbiamo realizzato un hub culturale unico in Europa». Una storia esemplare dal punto di vista delle politiche culturali e dell’utilizzo del Fondo Sociale Europeo, il cui destino oggi è incerto «a causa della cecità» delle stesse istituzioni che l’hanno voluta, dice Daniele Silvestri, artista ospite assiduo di Officina Pasolini e portavoce del comitato “Salviamo Ex-Civis e Teatro Eduardo de Filippo”, nato per portare avanti questa battaglia. «Ai piani alti non c’è la volontà di sopprimere un progetto culturale, piuttosto c’è disinteresse o proprio ignoranza. Per questo l’invito è di venire qui, venire a vedere per rendersi conto da una parte di quale sia il valore di tutto questo, dall’altra di quanto sarebbero più semplici altre soluzioni. Non ci interessa dare colpe ma trovare soluzioni».

Se proprio la Regione Lazio a partire dal 2014 ha stanziato risorse importanti per la nascita e la promozione del progetto culturale, nel 2022 la stessa giunta Zingaretti cede al limitrofo Ministero degli Esteri la gestione dell’edificio che lo ospita, il complesso ex Civis. «Sono due anni e mezzo che lottiamo contro questa follia», dice Tosca. Eppure la notizia ha faticato a trovare sbocco mediatico. Come ci racconta Matteo Fantozzi, direttore responsabile del magazine under 25 Generazione: «abbiamo saputo di quanto stava accadendo mesi fa e ci ha sorpreso che la notizia non fosse ancora uscita. Probabilmente per ragioni politiche. Abbiamo quindi fatto un lavoro d’inchiesta e contemporaneamente una rete con altre realtà sensibili al tema, coinvolgendo l’Udu nazionale, il collettivo studentesco Flowers in Power, la redazione di Scomodo e Spintime». Tramite questa rete la vicenda è diventata mediatica, con un primo sit in dello scorso 30 novembre fino alla giornata del 6 marzo, concepita per far abitare questi spazi alla città, animata dal* alliev* che si avvicendano sul palco al fianco di tant* artist* di fama nazionale dal mondo del cinema, della musica e del teatro. La giornata, partecipatissima, rispecchia lo spirito della didattica della scuola, aperta e libera: «Se non lo vivi da dentro non puoi capire quanto sia una fortuna stare qui», racconta Salvatore, allievo del biennio musicale. «Vedere passare artisti che ce l’hanno fatta, sapere che in classe con te ci sono persone che ce la faranno. I fondi europei permettono di far fluire molti artisti, con masterclass ed eventi gratuiti per noi come per tutta la città. Non è una scuola, è un laboratorio aperto, dove puoi anche solo banalmente far sentire le tue canzoni a dei colossi della musica che sono lì con te e che non vogliono essere chiamati docenti, non ci trasmettono nozioni, ma la cultura del mestiere in senso ampio. Officina è studio di registrazione, sala prove, ma è anche un posto dove vieni quando non sai dove andare, quando sei in crisi, è uno scenario artistico. Noi rimaniamo al di là degli orari delle lezioni, anzi, ci devono cacciare per farci tornare a casa».  Casa è la parola che più risuona durante questa giornata e l’atmosfera che si respira conferma che non sia un mero slogan. Ovviamente diretto è il rimando alla ormai certa perdita degli alloggi per gli universitari in un momento di fortissima crisi abitativa e con gli affitti alle stelle.

La vicenda demaniale della struttura è assai intricata. Posto tra il palazzo della Farnesina e il Foro Italico, il complesso ex Civis è stato costruito negli anni ‘60 e affidato all’allora Centro Italiano per i Viaggi degli studenti delle scuole secondarie e universitarie (CIVIS). Alla soppressione dell’ente CIVIS, la gestione è passata all’ente regionale per il diritto allo studio (oggi DiSCoLazio) con il vincolo di destinazione d’uso abitativo per gli studenti. Il che significa che, qualora l’immobile non fosse stato adibito a tale scopo, sarebbe ritornato al demanio e quindi riassegnato. Probabilmente sta qui l’innesco dell’accordo che oggi rischia di togliere una casa a Officina Pasolini. Se la palazzina B è stata presto assegnata all’ente Sport e Salute (ex Coni) – pur essendo da anni in disuso – , la palazzina A ha ospitato Officina Pasolini ma anche alloggi universitari oggi dismessi perché considerati non a norma. Con le attuali normative in materia di sicurezza, i posti letto a disposizione a detta della Regione si ridurrebbero a soli 50, numero che non varrebbe le spese di messa a norma. Così con l’accordo di marzo 22 tutto passa nelle mani della Farnesina, che acquisisce la gestione di entrambi gli immobili e avvia un bando di gara per avviare i lavori di “ridistribuzione, ristrutturazione e completamento”. Se i lavori, appaltati a dicembre 2023, riguarderanno tutta l’area, al momento si conoscono i dettagli solo del progetto sulla Palazzina A, quella che ospita studentato e hub culturale e che ospiterà gli uffici dello stesso MAECI e dell’Agenzia per la Cooperazione.

In un comunicato di dicembre 2023, in risposta alla mediatizzazione della vicenda, il Ministero degli Esteri assicura che Officina Pasolini potrà continuare a operare: verrà solo ricollocata «in spazi più moderni e funzionali» beneficiando dell’opera di riqualificazione generale. «La prima intenzione sarebbe quella di trasferirci nella palazzina B; ma abbiamo avuto modo di vedere i progetti e se così andrà sarà un trasferimento a perdere in termini di spazio, quasi la metà di questo, e soprattutto comporterebbe la perdita del teatro Eduardo De Filippo e della sua storia. Ancora più grave, smetterà di esistere lo studentato e il fatto che tutto questo coesista», spiega Silvestri. Quanto alla funzionalità degli attuali spazi, negli anni sono stati fatti grossi investimenti pubblici che hanno reso Officina Pasolini un luogo altamente funzionale dal punto di vista delle strumentazioni, delle risorse tecniche a misura degli studenti e della proposta culturale dell’hub. Martina, ex studentessa, ci accompagna a visitare la scuola mostrandoci uno studio di registrazione, un teatro di posa, una sala per la danza e una per le prove teatrali, una costumeria, strumentazione musicale e tecnica all’avanguardia a disposizione di studenti ed ex studenti. E poi il Teatro De Filippo, a lui dedicato perché qui ha tenuto alcune delle sue lezioni per l’università La Sapienza quando il Teatro Ateneo era in ristrutturazione. Una sala polifunzionale, ricca di storia, abitata da eventi gratuiti tutto l’anno, il cui fondale apribile rende il palco utlizzabile in due direzioni e consente anche una programmazione estiva. Tutta l’esperienza è messa a rischio dal progetto da quasi un milione di euro della Farnesina.

«Mi piacerebbe che venisse qui proprio il cittadino, il contribuente, a dire: “ma che state a fa con i soldi miei?», dice Pierfrancesco, attore ed ex allievo. «A differenza di molte scuole Officina non impone un metodo, ma mette a disposizione degli strumenti. Io scrivo per il teatro e questa passione l’ho sviluppata qui. Ho potuto fare le prove dei miei spettacoli qui anche se ero non ero più allievo. Gran parte delle idee che ho avuto per il mio futuro sono nate qui dentro». La struttura didattica prevede l’accesso tramite bando pubblico ad una delle tre classi: teatro, multimediale e canzone. Il nuovo bando è pensato per uscire solo alla fine del biennio precedente, di modo che per i due anni di corso gli allievi abbiano a disposizione tutte le risorse della scuola. Come racconta Giuseppe, allievo della classe di canzone: «L’obiettivo è far convivere i tre percorsi per creare insieme. È un posto che forma delle squadre di lavoro: ognuno per il proprio progetto può contare sulle risorse degli altri reparti. Ci si nutre dell’arte altrui».

Tra jam session, monologhi ed esibizioni di alliev* e artist* (come lo stesso Silvestri e Niccolò Fabi, attuale responsabile della sezione canzone della scuola), ha preso la parola sul palco del Teatro De Filippo anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il quale si è detto al fianco di questa battaglia contro un accordo che definisce «sciagurato», pur specificando di non avere più voce in capitolo nella questione. «Mi sento in imbarazzo perché l’errore è talmente grave che può sembrare che un presidente con una sensibilità ovviamente diversa rispetto a quella precedente voglia sparare sulla croce rossa. L’accordo è sciagurato anche per la questione dei posti letto degli studenti. È vero che questi posti letto tecnicamente non sono più idonei e con gli adeguamenti se ne sarebbero ricavati solo 50. Ma con la penuria di posti letto, anche 50 posti sono sacri. Per non dire che sono stati investiti milioni di euro dalla regione per poi buttare tutto al macero e ricostruire». Potrebbero esserci anche conseguenze penali per la stessa regione Lazio per lo spreco di risorse pubbliche. Ma intervenire laddove i contratti degli appalti sono stati già chiusi significa andare incontro a ulteriori danni erariali.  È evidente che la battaglia sia molto complessa, viste le tante parti coinvolte. Altrettanto evidente è che possa diventare – se non lo è già – politica. Commenta Matteo Fantozzi «potrebbe essere un grande goal politico per l’attuale governo e l’attuale giunta regionale riconsiderare i termini di questo accordo», rimediando ad una decisione presa dall’amministrazione precedente. Rocca stesso ha convocato un tavolo di confronto per far dialogare tutte le parti coinvolte nel tentativo di trovare una possibile soluzione. «Rocca mette le mani avanti come è inevitabile», commenta Silvestri, «ma per noi è importante che sia venuto, che ci abbia messo la faccia. In fondo volevamo questo: che le istituzioni ci rispondessero pubblicamente, che fosse detto pubblicamente che quello che sta accadendo è un errore. Quello che serve ora è non spegnere questa luce accesa».

L’incontro tra le parti si è tenuto proprio il 7 marzo, all’indomani della mobilitazione. Pur non avendo portato alla rinuncia al progetto da parte del MAECI, come il Comitato Salviamo Ex Civis auspicava, in tale sede il presidente Rocca si è impegnato ulteriormente per «verificare con il ministro Tajani se vi sono possibilità alternative al progetto attuale, anche perché non sono stati ancora impegnati i fondi che il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna utilizzerà, come stazione appaltante, per affidare gli incarichi relativi alla realizzazione dei lavori previsti dal progetto del Ministero degli Affari Esteri». In un comunicato il Comitato aggiunge che tale prospettiva permetterebbe anche alla Regione di rivalutare la riqualificazione dello studentato, mettendo a norma gli alloggi.

Sabrina Fasanella

Leggi anche:

Tutti gli articoli sul caso Teatro di Roma

Tutti gli articoli di Politiche Culturali

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

BIG X. A Bari la decolonizzazione del contemporaneo

Tra il 31 ottobre e il 30 novembre scorsi la città di Bari ha ospitato in vari spazi gli eventi in cartellone al Bari...

 | Cordelia | dicembre 2024