Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24
Di Grazia, ultimo lavoro della performer Roberta Lidia De Stefano insieme al coreografo Alexandre Roccoli, è un’operetta rurale che vuole restituire grazia, intesa come dignità, al femminile violato. Si tratta del racconto di Rosetta – la figlia della ciociara nel romanzo moraviano – che, rimasta orfana di padre, si ritrova a lavorare sotto un nuovo e più crudele padrone che abusa di lei. Per mettere in scena questa storia i due artisti hanno ricercato molto nell’ambito dell’inchiesta contemporanea: testi come Oro Rosso di Stefania Prandi e Lettere da una tarantata di Annabella Rossi costituiscono la base teorica di questo spettacolo. Non da meno la ricerca etnomusicologica sui canti popolari del Sud Italia che vanno a formare tutta la partitura sonora: alla zampogna, strumento simbolico di un corpo sfruttato, si aggiungono le nacchere, gli zoccoli battuti forte sul suolo polveroso della scena ricoperta di terra e un pianorforte dalle corde scoperte che la Di Stefano suona con tutto il corpo, seminudo e sgraziato, precariamente seduta su una cassetta di legno traballante. Tutto questo rimanda a una dimensione arcaica del suono, all’evidenza violenta di quella che viene definita musica concreta, alla verità che, se nelle parole di Rosetta, ingenue e ignoranti, irrita, nella musica commuove e ci fa empatizzare con lei. La catarsi che ci viene proposta però è frammentata, come la storia di Rosetta che quasi scompare dietro a un apparato simbolico enorme, di cui è difficile trovare la sintesi mancando all’opera una struttura drammaturgica salda e una regia. Colpisce soprattutto la performance perché raramente un corpo si dà al pubblico tanto generosamente come in questo assolo disperato. C’è un susseguirsi di visioni che passano per il suo corpo politico: la forza brutale della violenza, la nostalgia dell’abbandono, la frenesia della taranta e infine la veemenza della denuncia su cui la Di Stefano costruisce un mash up che va da Mina a Miss Keta. (Silvia Maiuri)
Visto al Teatro Arena del Sole Sala Thierry Salmon: ideazione, regia e drammaturgia Alexandre Roccoli / Roberta Lidia De Stefano con Roberta Lidia De Stefano musiche Benoist Bouvot, Roberta Lidia De Stefano, Alexandre Roccoli scene e costumi Alexandre Roccoli e Roberta Lidia De Stefano disegno luci Lucia Ferrero fonica Gerarda Avallone direzione di scena Luca Piga / Elena Piscitilli tecnica luci Elena Piscitilli scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini costruttore Tiziano Barone scenografe decoratrici Ludovica Sitti con Benedetta Monetti, Sarah Menichini, Bianca Passanti produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, A short term Effect / Espace des Arts, Scène Nationale foto di Serena Serrani