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Amleta: in teatro le donne sono solo il 35,1% e l’abuso è endemico

Amleta ieri, 28 marzo a Milano, e il 3 aprile a Roma, presenta la mappatura 2020-2024 relativa alla discriminazione di genere nel teatro. Lo scorso mese ha invece avviato i lavori per un aggiornamento del codice etico dell’AGIS per il contrasto della disparità e della violenza di genere. Intervista a Cinzia Spanò, presidente di Amleta

Immagine campagna comunicazione Amleta 2024

Il lavoro determinante, lo definirei carsico, di Amleta si è contraddistinto nel corso degli ultimi anni per delle azioni politicamente segnanti, attorno alle quali i movimenti contro l’abuso di genere e a favore dell’equità di genere hanno trovato sponda e maggiore rilevanza sociale. Ad oggi qual è il tuo bilancio, sia personale che professionale?

Sono un’ottimista. Da un punto di vista politico militante direi che il bilancio è cautamente positivo. Amleta, credo, abbia aiutato a compattare le energie di tante e tanti attorno alla problematica creando un “contagio” proficuo, una sensibilità diversa. Quando l’abuso di genere emerge pubblicamente è più facile che ci si schieri a difesa di chi ha subito la violenza: è molto importante perché così si inizia a scalfire la forma rocciosa di una questione difficile da risolvere nell’immediato, che richiede invece tempo, anni.

Proteste a seguito delle affermazioni sessiste di Barbareschi, maggio 2023

Cosa pensi dell’attenzione mediatica data alla discriminazione di genere nel settore culturale e artistico? O meglio, cosa pensi del linguaggio di divulgazione e sensibilizzazione usato e di come questo rappresenti l’urgenza sociale?

L’attenzione mediatica rischia sempre di cadere nel sensazionalismo, nella puntualizzazione di alcuni dettagli e/o nella ricerca pressante, che sposta il focus dal problema alla pornografia del dolore. Su questo ci soffermiamo sempre perché è un aspetto cruciale che non aiuta la causa, anzi. Il Manifesto di Venezia viene del resto ripetutamente disatteso (frutto di un’elaborazione che ha coinvolto la Cpo Usigrai e GiULiA Giornaliste, su proposta del Sindacato Giornalisti Veneto, è stato firmato nel 2017 e si impegna per una informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali e giuridiche ndr). Ciononostante però si sta facendo largo anche una maggiore cura a partire proprio dalla scelta delle parole, del lessico, o la titolistica, che sia efficace a livello informativo ma allo stesso tempo rispettosa.

Quello di Amleta è a tutti gli effetti un lavoro processuale che si muove su due piani, quello del processo legale e quello del processo culturale.

Il processo parte dal caso in sé. Lavoriamo dunque sui singoli casi insieme a delle avvocate preposte che si occupano di fermare predatori sessuali le cui molestie vengono perpetrate in maniera indisturbata da quindici, venti, anche trent’anni. In questa azione, la sentenza ha un valore determinante, di innesco dello stesso processo culturale, ma questo non può esaurirsi nel caso specifico e “ridursi” solo alla sentenza. Il processo culturale deve aprirsi a un osservatorio, a una riflessione ampia che pone l’attenzione su un sistema spesso inconsapevole, che lascia campo libero a chi molesta perché si convince dell’innocenza delle battute, riconduce il disagio di una collega alla sua troppa sensibilità, e si appella a quel dannoso “ah, non si può più dire niente!”. Bisogna quindi rimanere in ascolto di quello che non è solo un caso di cronaca che finisce sul giornale, bisogna acquisire degli strumenti per comprendere che è un problema che ci riguarda, endemico, per il quale dobbiamo fare la differenza.

Festival Amleta, giugno 2022

Qual è la relazione che avete con le associazioni e realtà di presidio, figure di riferimento dei movimenti sia sul territorio nazionale che internazionale?

La rete è fondamentale e ampliarla, nutrirla è uno dei nostri obiettivi primari. Abbiamo alleate nelle associazioni come U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), Women in Film, Television & Media Italia (WIFTMI), Dire Fare e Cambiare, le associazioni femministe, la sorellanza con Non Una Di Meno e Il Campo Innocente di Roma. Siamo diverse ma ci riconosciamo nelle nostre similitudini, in quello che ci connette. Per la questione del Teatro di Roma abbiamo infatti dimostrato subito supporto e presenza. All’estero siamo andate recentemente a fare degli incontri in Svizzera e in Germania a portare il racconto della nostra esperienza e a creare scambio e attivismo.

Lo scorso mese l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e Amleta hanno avviato i lavori per un aggiornamento condiviso del codice etico dell’AGIS per il contrasto della disparità e della violenza di genere nel mondo dello spettacolo. Di cosa si tratta e qual è stato l’iter che ha portato a questo documento di tutela?

Quando abbiamo presentato il report dei primi due anni di raccolta dei dati dell’Osservatoria, quei numeri hanno fatto molto rumore: 223 segnalazioni in solo 24 mesi hanno dimostrato che, al di là delle sensazioni, il problema della violenza è più che presente. In molti ci hanno contattato, fra i primi l’Unione Casting Director Italiani che, insieme all’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo (U.N.I.T.A.), noi di Amleta, Agenti Spettacolo Associati (A.S.A.), Libera Associazione Rappresentanti di Artisti (L.A.R.A.), ha elaborato le linee guida per il provino sicuro. Certo, sono delle linee appunto, non pertengono al codice penale e non implicano obblighi ma è stato un primo passo fondamentale.

AGIS, alla presa visione del report, ci ha contattato e chiesto un incontro alla presenza del Presidente Francesco Giambrone e del segretario Domenico Barbuto. Entrambi hanno dimostrato grande ascolto e sensibilità rispetto le testimonianze che abbiamo raccolto e che ho riportato e hanno dato un immediato segnale al settore dello spettacolo dal vivo rinnovando il loro codice etico e lavorando sui protocolli contro le molestie. Questi protocolli, anche se dichiarano la tolleranza zero, in realtà non indicano delle azioni fattive di contrasto. Abbiamo chiesto, e ci è stato accordato, che una volta fatte queste modifiche, il codice venga esposto nei luoghi preposti, affinché possa essere diffuso, conosciuto e impugnato.

C’è sempre uno scarto tra i diritti civili sulla carta e la messa in pratica di questi, la loro fattività normativa e la relativa applicazione. In che modo questo documento segnerà un cambiamento e nuove garanzie affinché si possa seguire una prassi univoca?

Auspichiamo la formazione di figure specifiche che sappiano gestire con la dovuta accortezza le testimonianze affinché poi si possano attivare quei passaggi che portano all’allontanamento della persona ritenuta tossica. Giambrone è stato molto ricettivo rispetto le nostre richieste perché ha già sperimentato l’importanza della prassi durante la sua direzione del Teatro Massimo di Palermo, quando ha dovuto avviare un processo che ha poi portato alla sentenza di licenziamento per molestie sessuali sul luogo di lavoro. Vogliamo quindi potenziare il codice, proprio per favorire a livello nazionale l’applicazione di azioni così decisive e protettive per le vittime.

Presidio Assemblea #vogliamotuttaltro e Non Una Di Meno, 8
marzo 2024

In questo quadro, ti stupisce la deprecabile situazione del Teatro di Roma emersa grazie all’inchiesta di Fanpage.it?

Non accade solo al Teatro di Roma, purtroppo, ma in moltissimi teatri più o meno grandi. Come nel caso di Roma, sono sempre le lavoratrici, le vittime, che devono gestire il groviglio tossico, tra ricatti, ostruzionismo, omertà e critiche. “Perché non hanno parlato prima?”, si dice, perché per aprirsi, la crepa ha bisogno di ascolto e tempo e oggi ci sono sicuramente più possibilità di farlo, e la mobilitazione in corso ha sicuramente agevolato. Rispetto a questa situazione, la dichiarazione di De Fusco espressa nel comunicato diffuso in cui afferma “metterò pace” non mi lascia serena. Alla “pace” ci si arriva quando c’è il dialogo alla base, anche riguardo problematiche strutturali per le quali le molestie sono la grave conseguenza di una coperta che per anni ha tutelato ben altre irregolarità.

È sempre difficile chiedervi a cosa state lavorando e quali altri passi farete in futuro, visto che la vostra è una pratica che procede nel rispetto dell’altrui discrezione e sensibilità. Sono però pronti i risultati della seconda mappatura nazionale che calcola le percentuali di registe, drammaturghe, adattatrici ed attrici nei Teatri Nazionali, Tric – Teatri di Rilevante Interesse Culturale – e Piccolo Teatro di Milano nel triennio 2020-2024…

L’indagine ha visto quest’anno il contributo e collaborazione della Commissione Genere dell’Università di Brescia e del Comparto Statistica e Matematica. Negli incontri di presentazione di Milano e Roma, facciamo infatti una comparazione tra la prima analisi e quest’ultima per comprendere l’andamento: i dati non sono incoraggianti, vi è un leggerissimo incremento della presenza femminile ma a livello nazionale è davvero un’oscillazione insignificante e insoddisfacente (si passa dal 32,4% del 2017-2020 al 35,1% attuale ndr). In questi giorni di fine marzo abbiamo inoltre la prima udienza di un altro processo che vede coinvolte giovani attrici e una persona le cui molestie vanno avanti da molti anni.

Laddove poi non si possa sempre intervenire con denunce, o arrivare alle sentenze, è utile ricordare quanto sia davvero fondamentale il sostegno delle realtà coinvolte e dei movimenti che possono fare tutti i giorni la differenza ed arrivare ad arginare coloro che utilizzano il loro potere in maniera non deontologica.

Lucia Medri

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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