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LE SERVE (regia di Veronica Cruciani)

Questa recensione fa parte di Cordelia di febbraio 24

Foto Laila Pozzo

Fulgida dimostrazione della capacità drammaturgica di Jean Genet, Le Serve (1946) è una macchina infallibile che, come spesso accade nella scrittura del “Santo” preferito da Sartre, attinge alla vita reale per caricare lingua, linguaggio e immaginario di crudeltà ferina e spregiudicata. Il punto di partenza è un fatto di sangue, il brutale duplice omicidio di una ricca signora e sua figlia a opera delle due governanti, sorelle. In una sorta di true crime rivisitato, Genet tramuta la vicenda in un esperimento complesso sul teatro dei ruoli: Claire e Solange giocano con grande crudeltà a impersonare la Signora, ne progettano l’assassinio ma su di loro vinceranno la schiavitù sociale, la desolante avidità di sentimenti innescata dalla povertà e l’autodistruzione. La traduzione di Monica Capuani restituisce al testo un’orecchiabilità contemporanea; l’adattamento e la regia di Veronica Cruciani comandano ruggiti a volume altissimo che scagliano insulti e imprecazioni da personaggio a personaggio, con la zuccherosa cantilena della Signora a far da contraltare tonale (giustamente irritante la macchietta di Eva Robin’s). Suggestiva, razionale, virata in toni freddi da luci e colori d’abiti è la scena, composta di flycase che recano scritte didascalie emotive, si chiudono a far da letto o si schiudono rivelando armadi e tolette di una casa dalla gelida apparenza lunare. Sul tappeto sonoro che spezza la frontalità dei quadri con esplosioni di rock acido, la fisicità nevrotica e imponente e la virtuosa coloritura vocale delle sorelle circondano i ritmi e i gesti melliflui della Signora: spicca di energia e precisione la Solange di Matilde Vigna, che trova un’ottima sponda nell’inquietante Claire di Beatrice Vecchione. Tuttavia la direzione delle attrici sembra soffrire di un volume eccessivo e di alcuni pattern piano/forte che, cercando l’andamento ipnotico, incontrano un grado di monotonia. L’operazione di recupero di questo raffinato gioco al massacro è forte di un’evidente intenzione di cura, che finisce per indebolire in parte il declinarsi su aspetti politico-sociali contemporanei (sempre così cara a Cruciani) di una delle più potenti rappresentazioni del male rese da questo grande autore. (Sergio Lo Gatto)

Visto al Teatro Arena del Sole di Bologna, febbraio 2024. LE SERVE di Jean Genet; con Eva Robin’s, Beatrice Vecchione, Matilde Vigna; regia Veronica Cruciani; traduzione Monica Capuani; adattamento Veronica Cruciani; scene Paola Villani; costumi Erika Carretta; drammaturgia sonora John Cascone; disegno luci Théo Longuemare; movement coach Marta Ciappina; assistente alla regia Ilaria Costa; scenotecnica Officine Contesto; sarto Lucio Imperio; service Piano&Forte; foto di Laila Pozzo; produzione CMC-Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano; si ringrazia il Teatro Comunale di San Giovanni in Persiceto (BO).

Cordelia, febbraio 2024

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

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