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VOLANO ALBERI SPOGLI COME RADICI (di Beatrice Mitruccio)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24

Su femminicidioitalia.info è possibile avere il conteggio delle donne uccise, di giorno in giorno, nel 2023 sono state 43, nel 2024 siamo già a 5. Cosa ancora più importante, in quell’elenco oltre ai numeri ci sono i nomi. Morte per femminicidio. Di fronte a noi abbiamo una giovane donna, che è stata vittima di una relazione abusante, e che forse – è lei stessa ad ammetterlo – in quella lista avrebbe potuto finirci. Beatrice Mitruccio però è una forza della natura, artistica; e come artista è in grado di tenerci con lei per un’ora, nell’accogliente spazio di Fortezza Est, mentre con i mezzi del teatro fa rivivere fantasmi e dolori. In primis ci sono il corpo, la voce e un microfono, come fossimo a una serata di stand-up: la scrittura, efficace, nella forma e nella trama, comincia con leggerezza, si parla dei paradossi creati dalla storia patriarcale, fin dalla Bibbia, passando poi per l’orgasmo femminile e l’invidia del pene. Scaldato il pubblico Mitruccio può affondare. È un viaggio a ritroso che riparte anche in questo caso da un sentimento di gioia: Beatrice arriva a Roma e qui, con parole chiarissime, spiega di aver trovato la libertà di crearsi il proprio mondo, di scegliersi amicizie e frequentazioni. La relazione abusante con un uomo violento non viene percepita immediatamente come una negazione di quella libertà, ci vorrà un tempo lunghissimo, le violenze psicologiche, quelle fisiche e poi un risveglio improvviso. Arriverà anche la paura, la famiglia a fare da scudo e fortunatamente la vita che prosegue. Mitruccio spezza la narrazione, di cui cura anche la regia, con poesie al microfono, video proiezioni e canzoni. Sono momenti estetizzanti, aggiungono pathos a un racconto che non ne ha bisogno, di certo dimostrano i talenti di questa giovane autrice. Avrebbero forse bisogno di una semplificazione che possa avvicinarli alla temperatura scenica di questo racconto intimo in cui non c’è quarta parete e nel quale il teatro è il mezzo con cui urlare una verità personale che si fa collettiva.

Visto al Fortezza Est. Crediti: di e con Beatrice Mitruccio/Collettivo Est Aiuto regia Ludovico Cinalli e Paolo Perrone Voci Martina Tirone e Paolo Perrone Ambienti scenici Beatrice Mitruccio e Mila Damato Vocal coach Martina Bonati Tecnico Yonas Aregay Foto Luca Brunetti Produzione Collettivo Est Produzione esecutiva Progetto Goldstein

Cordelia, gennaio 2024

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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