Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24
Donato Paternoster ha voce precisa e calma, siamo una manciata di spettatori e spettatrici in questo freddo giovedì di gennaio. L’autore e interprete entra dal piccolo corridoio che divide in due la platea di Fortezza Est.Ha una tuta della nazionale e un borsone da calcio, in entrambi i casi i colori e i segni sono quelli degli anni Novanta, quelli delle Notti magiche di Nannini e Bennato. Paternoster lo ammette subito: ognuno ha il proprio credo, la propria fede, io ho il calcio. Di spettacoli, soprattutto nella forma monologante, sul mondo del calcio se ne sono visti. L’epica del pallone ha i propri miti che si sono fatti palcoscenico (basti pensare all’opera di Davide Enia). In questo caso Paternoster prende una storia apparentemente piccola, ma curiosa e in grado di farci entrare proprio nel mezzo della questione calcio e fede. Il protagonista è Graziano Lorusso, pugliese (come l’attore) che prima di prendere i voti e diventare frate francescano fu una promessa del calcio; da qui il titolo del monologo: Super Santos (uno che ce l’ha fatto). Da Gravina di Puglia Graziano si sposta a Bologna. Ha 12 anni e viene selezionato dai Rossoblu. Il ragazzo arriva fino a vestire la maglia della nazionale under 17, in squadra con Del Piero, per dirne uno. Poi la discesa improvvisa e amara, la retrocessione del Bologna in C e il prestito a squadre sempre più piccole. A 22 anni Graziano torna in Puglia per trovare la fede religiosa e la via di San Francesco. Racconta con garbo Paternoster, con una prima persona quasi invisibile, dimostrando la naturalezza degli interpreti esperti, è la prima volta che mi capita di vederlo da solo in scena, senza quel formidabile clan guidato da Michele Sinisi nelle produzione Elsinor. Lentamente lo spettacolo lascia i tranquilli binari della narrazione, i segni si mescolano, il palco accoglie un mash-up di narrazioni, riflessioni e folgorazioni; la tuta lascia il posto alla camicia del parroco. Sulla stola bianca appare “cosa vi siete persi”. Non manca un passaggio sulla storica semifinale a Napoli, quell’Italia Argentina in cui proprio Maradona doveva scegliere tra fede e amore.
Visto al Fortezza Est. Crediti: Di e con Donato Paternoster Dramaturg Simone Faloppa Assistente Barbara Scarciolla Consulenza scenica Federico Biancalani Disegno Luci Martin Emanuel Palma Una produzione Pagina40 e IAC Centro Arti Integrate Con il sostegno di Fortezza Est Partner Cortile Teatro Festival, Festival Castel dei Mondi, Matera Sport Film Festival