Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24
Un vociare indistinto e concitato, nel buio, si riversa su un corpo tagliato in silhouette dalla luce retrostante, come un grumo di ombra. «Prova? Prova? Provo a ricordare»: è l’avvio del racconto, ma anche un mantra che il protagonista si trascina fin dentro il mondo di scatole che riempiono, come gusci vuoti, lo scantinato in cui, ancora ragazzino, si trova. Con Iperdark, di e con Dario Muratore, aiutoregia di Gisella Vitrano, lo Spazio Franco di Palermo inaugura la nuova edizione della rassegna Scena Nostra, dal significativo titolo Se fosse l’ultimo? In un mondo al collasso questa domanda è certamente appropriata, così come inevitabile appare chiedersi cosa potrebbe accadere oltre la fine. Nel momento di transizione in atto, il dramma di Muratore affonda il coltello nel problematico atteggiamento di una generazione presa alla sprovvista, schiacciata dal cieco ottimismo di chi l’ha preceduta e dall’incertezza che le si offre in prospettiva. Tra la scatola del dondolo e l’ipermercato in cui il protagonista, Davide Geometra, si trova a consumare i suoi trentatré anni, si svolge un allucinato rito di passaggio. Luogo e tempo si spezzano, si incuneano l’uno nell’altro, restituiscono una visione onirica sostenuta dalla versatile capacità di caratterizzazione dell’interprete. Su di lui scorre di tutto: le labirintiche corsie del Gigante, i dialoghi dei familiari, le stanze in cui il ragazzo fluttua sospeso, dopo la morte del padre. Un genitore difficile a uccidersi, rispetto al quale non sembra possibile altra ribellione se non nell’assimilazione. L’atto di rivolta, ammesso che di questo si tratti, è il frutto di un lapsus accidentale, di un’inettitudine sfociante nell’Armageddon dove tutto il mondo brucia a prezzi stracciati. Il “labirinto liberale” è attraversato da Davide nell’accurata sospensione di comico e tragico, tra luci calde e fredde (eleganti ed essenziali, di Gabriele Gugliara), lungo un percorso che può, e deve, permettersi il ricorso alla crudeltà. (Tiziana Bonsignore)
Visto allo Spazio Franco. Crediti: di e con Dario Muratore, Suono Giovanni Magaglio, Disegno Luci Gabriele Gugliara, Allestimento e costumi Fulvia Bernacca, AiutoRegia Gisella Vitrano, Produzione FrazioniResidue, con Babel, In collaborazione con Spazio Franco e Piccolo Teatro Patafisico. Foto di Fulvia Bernacca