Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24
Il titolo, ahinoi, tratto dalla battuta della prima entrata in scena di Lady Macbeth non rende giustizia al presente della commedia in due atti scritta e diretta da Umberto Marino. Un titolo che colloca lo spettacolo in un tempo lontano, diciamolo, vetusto. La pièce, nonostante rispetti una convenzionalità nella forma, nella direzione degli attori e dell’attrice, nella suddivisione in atti, è però agitata da una scrittura attualissima e sferzante. Tra un cambio di scena e l’altro, al buio, si passa da Coez, Gazzelle a Mina e Antonella Ruggiero, canzoni d’amore, complicato, irraggiungibile, passionale. Come quello di Massimo (Alessandro Fontana) per la sua storica fiamma, e per quella presente, Daniele (Guglielmo Poggi). Massimo, omosessuale e noto avvocato di destra, è costretto da una grave forma di meningite a dipendere dalle cure di Simona (Cristina Chinaglia) collega consacrata alla sua amicizia quasi fosse un palliativo per un amore impossibile, e da quelle del badante giovane attivista di Ultima Generazione, Daniele. La storia del personaggio Massimo coincide con quella di Alessandro, la persona la cui vita cambia nel 1999 a causa di una meningite che ha leso la vista e compromesso parzialmente la deambulazione. L’accidente determina l’accettazione di una quotidianità bisognosa dell’aiuto altrui, resa da una drammaturgia corposa di sfumature, di tempo e di umanità che spiega senza morbosità come ci si sente quando l’unica opportunità sembra quella di suicidarsi e lasciarsi andare. E invece no. Questa svolta è resa scenicamente da un ensemble unito tanto nella rappresentazione del dolore, dell’incomprensione, della differenza generazionale quanto nella possibilità di un’alternativa, dell’ascolto premuroso e infaticabile. La disabilità positiva non è allora un’etichetta al perbenismo delle definizioni edulcorate, è la reazione, verissima, di chi continua ad andare in tribunale, come Massimo, e a calcare la scena, come Alessandro, anche quando è possibile farlo aiutati dal deambulatore, insegnando che di quei passi un po’ rallentati non si deve aver pudore perché in essi non vi è affatto sconfitta ma accettazione e riscatto. (Lucia Medri)
Visto al Cometa Off: Commedia in due atti scritta e diretta da Umberto Marino con Alessandro Fontana, Cristina Chinaglia, Guglielmo Poggi, Angelo Sorini e Romolo Passini, scenografia Enrico Serafini con il patrocinio di Rete Italiana Disabili e con il contributo di NUOVOIMAIE