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STUPOROSA (di Francesco Marilungo)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23

Stuporosa – nella Treccani, termine che indica una condizione di smarrimento dei sensi e dell’intelletto – è, nel lavoro coreografico di Francesco Marilungo presentato al Danae Festival, lo stato inconfessabile di elaborazione del lutto. Il giovane regista vi ci passa attraverso con delicatezza e acume di sguardo, scavando all’interno dei codici di una liturgia collettiva, per estrarne le formule di pathos condivise, le mani nei capelli, l’abbandono estatico, la reiterazione dei gesti, la posizione genuflessa, gli sguardi svuotati di senso e riempiti della processualità di un atto. Nella sala teatrale il rito è già iniziato ancora prima di entrare: vestite di un nero luttuoso nei costumi elaborati e fatiscenti di Lessico Famigliare, Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini e Vera Di Lecce sono cinque figure femminili che ricamano un tappeto di bisbigli, eco lontano di un canto popolare ancestrale raccolto dal (sempre precisissimo) disegno luci di Gianni Staropoli. A disseminarle come macchie di colore su di un parterre bianco è il richiamo al rituale (nei riferimenti letterari a Ernesto de Martino), ora individuale, ora collettivo: la performance, composta da diversi momenti liturgici, che vanno dalla purificazione, al compianto, alla vestizione in un rimando all’iconografia cristiana ma anche alla tradizione popolare, si costruisce così di tensioni e abbandoni, di movimenti e stasi, di gesti fluidi e meccanici, sfuggendo continuamente alla fissità del dolore e popolandosi di suoni e immagini, memorie di un patrimonio negato ed ora finalmente condiviso. Il lamento perpetuo, enfatizzato dalla profondità vocale di Vera di Lecce e dai riverberi acustici della musica elettronica, viene in quest’ottica privato, nella tensione antropologica e sociale di Marilungo, di quella cupa drammaticità, per essere distillato a poco a poco in una coreografia organica di corpi che pongono al centro della propria gestualità un sincero ideale di cura e raccoglimento.

Visto al Teatro Out Off di Milano. Crediti: regia e coreografia Francesco Marilungo, con Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce, musica e vocal coaching Vera Di Lecce, spazio e luci Gianni Staropoli, costumi Lessico Familiare, foto e video Luca del Pia, produzione Körper | Centro di Produzione Nazionale della Danza, co-produzione Fabbrica Europa, con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia

Cordelia, dicembre 2023

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Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi, nata in Veneto nel 1999, è laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali. Prosegue i suoi studi a Milano specializzandosi al biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali dell’Accademia di Brera. Dopo aver seguito nel 2020 il corso di giornalismo culturale tenuto dalla Giulio Perrone Editore, inizia il suo percorso nella critica teatrale. Collabora con la rivista online Teatro e Critica da gennaio 2021.

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