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SOMEWHERE (di Lucia Guarino e Ilenia Romano)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23

La partitura coreografica, visiva, e sonora di Somewhere fa compiere un viaggio al pubblico in platea; la sensazione è di una sorta di incantamento, di torpore. Sarà il caldo della sala del Teatro India, sarà la cadenza ritmica dei movimenti, l’universo luminoso che gravita attorno fatto di linee iridescenti, bagliori, crepuscoli e albe; sarà ma, inaspettatamente insieme, Lucia Guarino e Ilenia Romano puntinano una dimensione di vuoto pneumatico con una coreografia dalle meccaniche veloci e ipnotiche fatta di gesti che come ingranaggi si corrispondono e si oppongono, molto introversi, sul posto, a disegnare una piccola porzione di spazio, “un cono di movimento” che poi si sposta, si muove, piroetta, e si allarga in altri angoli. Sia Guarino che Romano, con indosso maglie dai colori anch’essi antinomici, si dislocano in solitaria senza essere però isolate, “monadi” le chiameremmo di primo acchito ma non c’è nulla nelle loro traiettorie che sia autonomo: sin dai primi microscopici passi, riverberi e echi dinamici, fino alle nevrotiche scosse che dagli occhi e poi testa, collo e spina dorsale coinvolgono tutta la fisicità, e poi le spigolature e aperture, le corse, i salti; tutti i movimenti combaciano a distanza, si incastrano legando insieme l’habitat individuale delle singole danzatrici, e in questo caso coreografe, con quello dei luoghi le cui fotografie sono proiettate sullo sfondo. Il brutalismo e macrostrutturalismo delle Vele di Scampia, il Serpentone del Corviale, e di altri riconoscibili edifici diventano estensione inanimata e immobile degli “strutturalismi coreografici” costruiti in scena. Ma più che la desolazione e l’abbandono, i gesti di Guarino e Romano sembrano voler sondare la possibilità di colmare l’assenza sconfinata, di mettere il corpo al centro, anzi due corpi che si incontrano pur nelle deviazioni, ripensando la geografia urbana per creare una cartografia umana, fatta di calma e tensione, relazione e distacco, paura e incontro. (Lucia Medri)

Visto al Teatro India per Teatri di Vetro ideazione, creazione, interpretazione Lucia Guarino e Ilenia Romano, luce Gianni Staropoli, musiche AA.VV., con il sostegno amministrativo di Nexus Factory, con il sostegno alla residenza artistica di CURA centro umbro residenza artistica – Spazio ZUT, Teatri di Vetro – Triangolo Scaleno, Home- centro umbro residenze artistiche. Foto di Margherita Masé

Cordelia, dicembre 2023

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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