Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23
Chi segue Trend – la storica rassegna diretta da Rodolfo Di Giammarco che, vale la pena ricordarlo ogni volta, rischia di chiudere se le istituzioni continueranno a non comprendere la sua importanza – sa che può accadere di trovarsi di fronte a interpreti che abbiano bisogno di leggere il copione in scena. Qui è permesso, proprio perché il copione inedito è la questione centrale della serata e si potrebbe dire che si va a Trend per ascoltare ogni volta un nuovo testo. È capitato con Gently Down The Stream di Martin Sherman: in scena c’erano sì due copioni ma anche due attori superbi, Massimo De Francovich eFrancesco Bonomo (e nella parte finale un ottimo e naturalissimo Pietro Giannini), la regia è di Piero Maccarinelli. I personaggi rappresentano tre generazioni di uomini gay, dalla più vecchia alla più giovane. Beau e Rufus si conoscono all’inizio degli anni 2000, tramite uno dei primi siti di incontri, seguiamo la loro storia segnata dalle difficoltà date dalla differenza di età: Beau racconta gli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale in cui dopo il libertinaggio concesso ai commilitoni le maglie si stringevano attorno a ciò che era considerato fuori dalla norma. È un pianista dunque può sciorinare incontri eccellenti e una vita tra locali notturni e grandi voci da accompagnare; ma può ricordare anche gli anni più bui, gli Ottanta, in cui la comunità omosessuale veniva falcidiata dall’Aids. Beau sa già che il compagno vorrà vedere qualcun altro più giovane, anzi sarà lui a consigliarglielo. Rufus andrà a vivere con un giovane “artista della performance” ma i tre rimarranno uniti e i due più giovani manterranno affetto e cura nei confronti dell’anziano musicista. Sherman ha un tocco delicato nel mostrarci la strada possibile, quella comunitaria e della solidarietà oltre le relazioni. Beau non vuole saperne di matrimoni, è la sua esperienza ad averlo reso cinico (perché tutto finisce, dirà) eppure quando terrà in braccio il bambino figlio degli altri due capirà che può esserci un’alternativa.(Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Belli. Di Martin Sherman regia Piero Maccarinelli con Massimo De Francovich Francesco Bonomo Pietro Giannini traduzione Natalia di Giammarco produzione Teatro Belli / Trilly Produzioni