Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23
C’è un uomo solo in scena, Stefano Scialanga: giacca, stivali, maglione e pantaloni dai toni scuri, non c’è colore che risalti, lui potrebbe essere chiunque di noi. E poi una sedia, un secchio rosso, e un microfono. Null’altro. Più che un corpo, una voce, data alle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci lette, studiate, raccolte e selezionate nei loro passaggi più molteplici da Pako Graziani, che insieme a Alessandra Ferraro firmano quest’ultimo lavoro di Margine Operativo. Le parti di testo recitate da Scialanga fanno emergere la complessità dell’uomo Gramsci, lontano dalla sua compagna, del figlio, che spiega alla madre la strenua convinzione delle sue idee inscalfibili anche dalla pena carceraria considerata dall’intellettuale un dovere di rispetto per restare fedeli ai propri ideali, del politico, eternamente insostituibile per la civile contemporaneità delle sue parole. Tra tutte quelle raccolte nel montaggio drammaturgico di Graziani, a rimanere impresse sono quelle relative alla condizione del naufrago, metonimia di un naufragio più grande, che è collettivo e quindi sociale. Certo io resisterò è un lavoro essenziale privo di retorica e pedanteria, deciso nella scelta dei testi, che si conclude simbolicamente citando la requisitoria del Pubblico Ministero che condannò Gramsci: «per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare», delittuoso intento che fallisce ogni qualvolta si condividono, leggono, consegnano, recitano, spiegano, regalano le parole di queste lettere. Che sia sul palco di Fortezza Est, al Festival della Resistenza e della Memoria al Quadraro – in cui questo spettacolo è stato presentato ad aprile di quest’anno – o in qualsiasi altro luogo, teatro, scuola, casa, presidio, bisogna sempre far fallire questa condanna al silenzio. Soprattutto in giorni di mistificazione e populismo in cui si zittisce e incrimina chi ribadisce la vittoria dell’Italia antifascista che grazie al sacrificio di molti e molte ha fatto fallire chi voleva impedire ai cervelli di funzionare. (Lucia Medri)
Visto a Fortezza Est di Margine Operativo, liberamente tratto da “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci, ideazione di Pako Graziani e Alessandra Ferraro, regia e drammaturgia di Pako Graziani con Stefano Scialanga, sound designer Dario Salvagnini, light designer Marco Guarrera, produzione Margine Operativo, in collaborazione con Q44 – Festival della Resistenza e della Memoria, Garage Zero. Foto di Carolina Farina