Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23
Cominciamo dalla fine, dal termine degli applausi, quando il remix disco di A far l’amore comincia tu si prende la scena inaugurando un piccolo dance floor pubblico. Qualcuno dalle prime file della platea situata su tre lati della scena si alza e raggiunge Paola Bianchi e Valentina Bravetti, poi altre e altri. Danzano in scena da seduti, a gambe incrociate, a terra, e in ginocchio, proprio come è costretta a fare Valentina Bravetti a causa della malattia. All’inizio le due performer sono come un corpo unico Paola Bianchi tiene Valentina Bravetti vicino a sé, si comincia dai movimenti più piccoli, dai polsi fino alle gambe, ma i ruoli si invertiranno successivamente. Bianchi lavora da anni su una performatività che ha un tratto creativo documentaristico, alcuni dei suoi progetti hanno come obiettivo l’archiviazione delle posture e dei gesti attraverso la loro descrizione: avere a che fare con il corpo e i gesti di qualcun altr*, nel caso di Brave in maniera diretta, tattile. È una danza ancorata al pavimento quella di Bianchi e Bravetti, eppure ha l’ambizione dell’elevazione ed è influenzata anche dalla Deposizione di Rosso Fiorentino. La prima fase è quasi di accudimento, ma senza pietismi: si muove con energia e precisione il corpo di Bianchi, insieme a quello di Bravetti, ma è pieno anche di umana simbiosi. Nella fase successiva il corpo di Bravetti può sperimentare la libertà del movimento, gli arti si muovono con lentezza e precisione ritmica; con un moto costante, ipnotico, la performer disegna un cerchio attorno allo spazio scenico. Intanto sul fondo l’altra scompone il movimento con dolorosa precisione. A Teatri di Vetro le comunità si ritrovano, si riconoscono, artiste e artisti assistono a vicenda a lavori e incontri di colleghi e colleghe. Sono giorni preziosi questi ricamati da Roberta Nicolai e dal suo gruppo a India (e prima al Teatro del Lido), che quest’anno hanno portato a Roma spettacoli che trovano con difficoltà delle repliche e una comunità di riferimento nella Capitale. Ciò vale anche per quest’opera importante di Bianchi e Bravetti, che grazie a un crowfunding ha inoltre visto sbocciare un’importante ricerca sull’audiodescrizione per le persone cieche. (Andrea Pocosgnich)
Visto a Teatro India per Teatri di Vetro; concept e coreografia Paola Bianchi creato e danzato da Valentina Bravetti e Paola Bianchi suoni Davide Fabbri, Luca Giovagnoli, Giacomo Calli elaborati dal vivo da Stefano Murgia disegno luci Paolo Pollo Rodighiero collaborazione artistica Roberta Nicolai realizzazione costumi Liana Gervasi direzione tecnica Luca Giovagnoli foto di scena Gianluca Camporesi organizzazione Elisa Nicosanti residenza artistica Santarcangelo dei Teatri si ringrazia Societas, Teatro Comandini in Cesena | produzione Città di Ebla / Festival Ipercorpo coproduzione PinDoc con il contributo di MIC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Forlì