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ƏVƏ (riflessǝ in Andrea Adriatico)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23

evǝ, titolo originale God’s New Frock, di Jo Clifford «riflessǝ in Andrea Adriatico» per la traduzione di Stefano Casi, è andato in scena all’ Off/Off Theatre in una sala gremita, attenta al testo e grata negli applausi. Sei tubi di plexiglass, con all’interno delle persone indossanti delle tuniche talari, sono ordinati, come delle provette, in fila sul palcoscenico: un’immagine medica di primo acchito e quasi claustrofobica per chi soffre gli spazi ristretti. Con fare didattico, pur mantenendo il tono militante di chi rivendica un sopruso, si alternano le spiegazioni di Eva Robin’s, Rose Freeman, Patrizia Bernardi, Anas Arqawi, Met Decay e Saverio Peschechera, ovvero coloro che danno voce a chi «né signora né signore, né uomo né donna» si oppone alla storia, a come è stata finora raccontata dalla Genesi in poi. Persone innanzitutto che raccontano del loro essere nel mezzo e per questa ragione considerate oggetti di studio, casi umani e clinici, che contravvengono alla Natura. Natura le cui leggi sono state lette, interpretate e trascritte dalla religione e tramite di essa gli essere umani sono stati divisi in uomini e donne, gli uni che si impongono sulle altre, tenendo fuori coloro che non si riconoscono nel binarismo professato e non corrispondente alla verità plurale, scelta, costruita e autodeterminata da moltissimə. Evǝ si inserisce nella produzione di Teatri di Vita come un ulteriore esempio di attivismo culturale e sociale, richiamando l’attenzione sulle biografie di corpi differenti che si stagliano rispetto alla scrittura, uniformata, della Storia, ufficiale e insegnata. Tuttavia resta una perplessità: che quest’ultima drammaturgia pur scagliandosi contro la narrazione imperante, ceda – forse per i toni usati – anch’essa a una forma evangelica e didascalica assomigliando al bersaglio, pur nell’opposizione di intenti, piuttosto che colpendolo. Non potremmo definitivamente emanciparci dal potere spirituale del verbo di Dio e colpire invece quello temporale delle norme promulgate dagli uomini? (Lucia Medri)

Visto a Off/Off Theatre di Jo Clifford, traduzione di Stefano Casi, con Eva Robin’s, Rose Freeman, Patrizia Bernardi e Anas Arqawi, Met Decay, Saverio Peschechera. Una produzione Teatri di Vita, con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura

Cordelia, dicembre 2023

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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