Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 23
Luna Cenere ha avuto l’ottima intuizione, semplice ed efficace, di lavorare per principio di sottrazione: fermarsi alla sola idea che il corpo basti da sé. Nient’altro che l’esserci. Niente di innovativo, ovvio, ma questo non è una manchevolezza perché lì dove l’apparato drammaturgico si asciuga, c’è la capacità immaginativa della coreografa che riesce a comunicare immediatamente con quella del pubblico. Cinque corpi esistono in uno spazio nullo e accessorio al movimento estenuante e icastico; l’aria è attraversata da morbide luci direzionate sui muscoli per disegnare la tensione o il riposo, in un’atmosfera aurorale ed embrionale. Alcuni appaiono con il collo gravato dal peso di un grosso parallelepipedo che trascinano con fatica, qualcun’altro è libero di estendersi e di sperimentare la mobilità di ogni pezzo di sé per poi cristallizzarsi. Dietro una schiera di monoliti bianchi, le masse appaiono e spariscono in un gioco di illusioni e mescolamenti; infine l’individuo, come generato, si espone da solo e gira per lo spazio, ma poi ritorna tra le masse finché un altro individuo non prende forma compiuta e si espone a sua volta. «In alcuni momenti ho visto le pitture del Masaccio, avrò visto bene?», è un’accompagnatrice a chiedere. In effetti, per quanto sia supposta un’influenza surreale e minimal (forse è questo l’unico aspetto decisamente agée), l’intero lavoro è in realtà la composizione di un’enorme memoria immaginifica che corre nei tempi. Dalla scultura egizia del XIII secolo a.C o quella della terra di Gandhāra del IV a.C., a Masaccio o Michelangelo, alle fotografie di Muybridge, alla videoarte e persino a videoclip musicali. È quella felice idea di lasciare che l’espressione della sola plasticità del corpo abbia pieno compimento; è da sempre, questo, un lavoro di astrazione estremamente comunicativo ed emotivo. In tempi in cui ci si arrocca nella propria minuscola visione dell’esistenza, è un’occasione preziosa sentire che esiste un’unica intelligenza sensibile. Basta guardare.
Visto a Teatro San Ferdinando, Napoli; Crediti: Coreografia e concetto Luna Cenere; Con Marina Bertoni, Francesca La Stella, Ilaria Quaglia, Davide Tagliavini, Luca Zanni; Disegno luci Giulia Broggi; Musiche Renato Grieco; Spazio scenico Raffaele Di Florio; Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Körper – Centro di produzione Nazionale della Danza, La Biennale di Venezia con il sostegno di Hessisches Staatballet, Agora de la danse – résidences de création croisées en danse entre l’Italie et le Québec with CINARS and NID Platform, CID – Centro internazionale della Danza, MIC – Direzione Generale Spettacolo, Istituto Italiano di Cultura – Colonia e Istituto Italiano di Cultura – Montreal
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