Recensione. La coscienza di Zeno con Alessandro Haber e la regia di Paolo Valerio, visto al Teatro Quirino di Roma; in tournée anche a Bologna, Firenze e numerose città
Barba quasi del tutto bianca, completo grigio, bastone nella mano destra, Alessandro Haber è Zeno Cosini: l’antieroe di Italo Svevo – il personaggio che ha contribuito insieme ai sei fantasmi metateatrali di Pirandello a far entrare la scrittura italiana nel Novecento europeo – se ne sta su una sedia, in età ormai avanzata. Recalcitrante all’impegno di quel S. – iniziale con la quale Svevo pizzicava la psicanalisi di Sigmund – ora rivive la propria vita grazie al teatro.
Una produzione importante questa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e della Goldenart (impresa di produzione diretta da Michele Placido) vista al Teatro Quirino nella apertura di stagione 23/24 in cui la sala intitolata a Vittorio Gassman sperimenta la direzione artistica di Guglielmo Ferro. Impegno produttivo che ha contemplato anche un prezioso libricino con approfondimenti storici (il rimando alla celebre versione teatrale di Tullio Kezich, il ruolo di Giorgio Strehler…) e il copione completo. Lo spettacolo comincia e finisce a sipario chiuso, sul quale viene proiettato un grande occhio, probabilmente l’occhio di S, ma anche di tutti quelli che credono di poter guardare e giudicare nella vita e nella mente di qualcun altro.
E d’altronde è nella visione, che diventa evocazione, che sta il meccanismo scenico e drammaturgico: gli altri attori sono già in scena, nella penombra, mentre Zeno raggiunge la propria sedia. Vestiranno i panni dei coprotagonisti che ruotano attorno alla vita del nostro borghese triestino, come fantasmi che tornano dal passato, ma in carne ed ossa. C’è anche una versione di Zeno da giovane, resa con maestria da Alberto Onofrietti, il quale ne tratteggia la maturazione con garbo e misura. Ma non c’è filtro tra questi personaggi del passato e lo Zeno narratore, anzi, come una sorta di regista dei propri ricordi Cosini dialoga con loro, creando talvolta ironiche frizioni nello sfasamento cronologico; accade nell’occasione in cui il giovane deve dichiararsi al suo amore non corrisposto, Ada Malfatti, sarà proprio l’anziano narratore a chiedere di poter vivere quel momento in prima persona.
L’impianto scenico e drammaturgico, con la regia di Paolo Valerio, è funzionale a questa spietata macchina della memoria che trova posto in un palco squintato e vuoto (scene e costumi sono di Marta Crisolini Malatesta), unici oggetti le sedie, – che facilmente possono divenire anche un letto nel caso della morte del padre – e poi altissime tende grigie, pesanti, sui tre lati del palco, a delimitare questo antro oscuro nel quale le memorie prendono vita senza pretesa di verità. C’è una precisa ricerca nel cromatismo, quasi a spegnere qualsiasi vitalità in una palette di grigi dalla quale raramente si allontana lo spettacolo. E come nei vecchi ricordi gli interni casalinghi pieni di fotografie di famiglia, la città notturna, il mare e la luna appaiono senza nessuna pretesa realistica ma con afflato poetico, proiettati sulle stoffe e su uno spazio circolare dello sfondo, in alto. Qui prenderanno forma, grazie ai video di Alessandro Papa, i ricordi salienti e quelle piccole annotazioni di diario seguite dalla famosa abbreviazione U.S., ultima sigaretta.
Non poteva che avere questo carattere epico una messinscena che avesse come obiettivo quello di teatralizzare il romanzo di Svevo e l’interpretazione di Haber porta nella carne e nella voce la necessità di farsi personaggio esterno di una vicenda interna. Colori profondi, cambi di registro e controtempi comici: c’è così tanto mestiere (e talento) in questo attore che gli perdoniamo i diversi svarioni, le perdite di memoria, che poi in questo caso altro non sono se non delle piccole interferenze nel lungo flusso di coscienza, quasi coerenti insomma. Lo spettacolo può ancora mettere a punto alcuni passaggi per trovare una voce qualitativamente alta in tutti i protagonisti, Chiara Pellegrin, ad esempio, nell’interpretare Ada, a fronte di un ottimo lavoro fisico potrebbe migliorare nella vocalità, talvolta troppo spinta. Convince la prova di Meredith Airò Farulla nei panni di Augusta, costretta ad accettare di essere scelta di ripiego e poi tradita da Zeno; colpisce anche il padre, il Signor Cosini, nella prova di Francesco Migliaccio, maschera grottesca, di radice ottocentesca.
Ma al di là delle singole prove, la messinscena di Valerio, complice l’adattamento dello stesso regista e di Monica Codena, l’allestimento ha il pregio di aver trovato una forma teatrale viva, moderna e specifica per le parole di Svevo senza cadere nella facile trappola della mera illustrazione.
Il finale coincide quasi interamente con le ultime righe del romanzo, l’autore prefigura la fine e, come spesso accade, il teatro si fa luogo di amplificazione della angosce che stiamo vivendo in questi mesi. Come più di cento anni fa accadeva nella coscienza di Cosini e di molti altri, viviamo il suggestivo rischio di dare ascolto a quella voce nichilista, e vedere nella “catastrofe inaudita” la tabula rasa e il ritorno della salute.
Andrea Pocosgnich
Ottobre 2023, Teatro Quirino, Roma
Prossime date in calendario tournée 2023
31 ottobre – 2 novembre FAENZA (RA) Teatro Masini
3 – 5 novembre BOLOGNA Teatro Duse
6 novembre SANREMO (IM) Teatro del Casinò
8 novembre ROVERETO (TN) Teatro Zandonai
9 – 12 novembre BOLZANO Teatro Comunale (Sala Grande)
14 – 19 novembre FIRENZE Teatro della Pergola
21 – 26 novembre VERONA Teatro Nuovo
27 novembre SACILE (PN) Teatro Zancanaro
28 novembre GORIZIA Teatro Comunale Giuseppe Verdi
30 novembre – 3 dicembre ANCONA Teatro delle Muse
4 dicembre MONTEGIORGIO (FM) Teatro Comunale Domenico Alaleona
6 – 7 dicembre FOGGIA Teatro Umberto Giordano
8 – 10 dicembre BARLETTA (BT) Teatro Curci
12 – 14 dicembre SAVONA Teatro Comunale Chiabrera
15 – 17 dicembre FERRARA Teatro Comunale
LA COSCIENZA DI ZENO
di Italo Svevo
adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio
con Alessandro Haber
e con Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio, Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta
movimenti di scena di Monica Codena
video di Alessandro Papa
musiche di Oragravity
luci di Gigi Saccomandi
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production