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A VOLTE MARIA, A VOLTE LA PIOGGIA (di Daniele Parisi)

Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 23

Daniele Parisi è tra i più sottovalutati autori e attori italiani. Anzi, è proprio questa qualità dell’essere attore e avere una coscienza del racconto scenico che ne fa un autore guidato da una sapienza artigiana della parola, quella che serve senza eccedere, quella che esprime la ricchezza della narrazione e la pone a confronto della vita reale. Al debutto con il suo ultimo monologo, dal titolo magnifico A volte Maria, a volte la pioggia, l’attore romano si conferma capace di profondità con pochi elementi, niente più che una sedia rossa e una postazione microfonica dotata di una loop station; al resto pensa la sua capacità immaginativa, quella virtù dell’evocare in presenza ciò che è assente, personaggi e pensieri altrui che vivono guidati da una rara delicatezza; è come se Parisi, nel convocare sé stesso e gli altri personaggi di una vicenda, ogni volta che raggiungono la scena li accarezzasse per farli sentire a proprio agio, come tenesse a loro perché ormai, di carne o solo di parola, della sua vita fanno parte. Si tratta di due monologhi in uno: a cena in campagna dove si è trasferito Maurizio, prima di una viaggio di ritorno in auto funestato dalla pioggia; in dialogo con Maria, per porre in luce quel che non va nel loro rapporto, quella illusione di conoscersi e poi invece dover ammettere in maniera schiacciante la propria reciproca estraneità. Le due storie, che confluiscono per brevi segmenti e lasciano intravedere una continuità parallela, sono intervallate da piccole creazioni musicali attraverso la loop station, campionando vocalizzi appena prodotti al microfono per sovrapporvi suoni e creare un tappeto alla narrazione; ai tratti comici che evidenziano certe storture dell’esistenza, come quella fissa di cercare un centro alla vita, fanno seguito riflessioni profonde che virano al tragico, come quella sulla genitorialità, sull’imbarazzo di dover trasmettere qualcosa e il disagio delle scelte, l’inadeguatezza e le piccole e grandi incongruenze della vita di ognuno, espresse dalle parole di uno. Che, lo ripeto perché si ricordi meglio, si chiama Daniele Parisi. (Simone Nebbia)

Visto al Teatro Basilica. Crediti: di e con Daniele Parisi

Recensioni su Cordelia, novembre 2023

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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