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Arkadi Zaides. Orbita riflette sui confini

Dal 20 al 26 novembre per la prima volta a Roma l’artista bielorusso Arkadi Zaides con tre progetti: The cloud, Talos e Necropolis, per un focus voluto da ORBITA| Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, in collaborazione con Teatro Palladium, Università degli Studi di Roma III, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Spazio Rossellini-polo culturale multidisciplinare della Regione Lazio, ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio, Short Theatre, Baobab Experience, Open Arms. Contenuto creato in media partnership con Orbita

Arkadi Zaides_Talos_foto di Dajana-Lothert

C’è una linea distintiva che percorre il tracciato dell’ultima produzione artistica di Arkadi Zaides, artista bielorusso a Roma dal 20 al 26 novembre in tre diversi teatri per presentare un trittico di opere nell’ambito di ORBITA| Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, in collaborazione con Teatro Palladium, Università degli Studi di Roma III, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Spazio Rossellini-polo culturale multidisciplinare della Regione Lazio, ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio, Short Theatre, Baobab Experience, Open Arms; si tratta di un minimo comune denominatore che affonda il proprio seme in una necessità politica, una definizione di coscienza che raccoglie riflessioni ed effetti di eventi più o meno noti o visibili e li trasmette in una forma artistica multidisciplinare, con tuttavia una particolare attenzione alla coreografia e alla componente performativa. Ma c’è un ulteriore punto di contatto che lo stesso Zaides ravvisa in una intervista concessa a Flavia Dalila D’Amico, curatrice del progetto editoriale Diafanie che sarà presentato durante i giorni del focus: ognuna delle opere presentate – i due lavori conclusi Talos (2017) e Necropolis (2021) insieme a una prova aperta del prossimo The cloud (2024) – si promettono di discutere il concetto di “confine” ricorrente fin dal precedente e famoso Archive (2014), che si tratti di confini geopolitici o quello che si pone tra corpo e ambiente; dunque la riflessione dell’artista si manifesta in una materia non conclusa, muovendosi in quella fluttuazione internazionale sui temi dei diritti umani, molto discussi e spesso vittime di una irrisoluzione endemica che cristallizza la spinta propulsiva delle azioni riformatrici in una stasi uniforme e antievolutiva.
Il processo creativo dichiarato dallo stesso Zaides ha in ogni caso una origine documentaria, ma la manipolazione dei materiali ne scavalca la pura vocazione d’archivio e ne restituisce un passaggio in arte che rivitalizza i dati attraverso la dimensione performativa e che pertanto non può prescindere dall’elemento primario, ossia il corpo che si fa campo d’indagine dei meccanismi umani e sociali.

La prima delle creazioni in rassegna, The cloud, è in realtà l’ultima in ordine di tempo e ancora non finita, ma presentata in forma di studio a conclusione della residenza dal 20 al 24 Novembre nell’ambito della rassegna Lotto TBQ proprio al Teatro Biblioteca Quarticciolo, che ospiterà dopo lo spettacolo anche un incontro di approfondimento a cura di Andrea Pocosgnich. Origine del lavoro è la riflessione su un passaggio storico recente che non ha probabilmente ancora concluso la gittata dei propri effetti sulla società europea: la catastrofe di Chernobyl del 1986, quella spaventosa esplosione che ha coperto il continente di una nube radioattiva e che lanciava già i segnali di pericolo, allora come oggi, in merito al rapporto tra uomo e ambiente.

Talos, il secondo lavoro in scena il 25 novembre allo Spazio Rossellini, nasceva invece in relazione al progetto omonimo curato dall’UE tra il 2012 e il 2016, un’indagine tecnologica e legale volta a verificare la possibilità di garantire un controllo sui confini nazionali europei per mezzo dell’operato di robot semi-autonomi al posto delle guardie di frontiera; pur avendo dimostrato l’effettiva capacità della più moderna tecnologia, il progetto è rimasto sperimentale e non è mai stato attuato, ma proprio per questo offriva ad Arkadi Zaides l’opportunità di rendere discutibile la materia, attraverso la convocazione di coreografi, videoartisti, performer, che sapessero tracciare nuovamente il confine tra intelligenza umana e artificiale. A seguire dopo lo spettacolo ci sarà il talk Documentary Choreography. Scenari geopolitici, iperoggetti e ricerca forense nel lavoro di Arkadi Zaides a cura di Piersandra Di Matteo/Short Theatre, con interventi di Arkadi Zaides, Andrea Costa/Baobab Experience e Lorenzo Pezzani/Liminal-Università di Bologna.

Infine Necropolis, in scena il 26 novembre al Teatro Palladium, è quasi un’ideale conseguenza dell’indagine sulla chiusura delle frontiere e si interroga su un tema troppo spesso rimosso, ma profondamente vivo nell’Europa delle molte migrazioni: la morte dei migranti entro i confini europei, una rimozione collettiva che soltanto lascia traccia nella Lista delle morti dei rifugiati curata dalla Rete UNITED for Intercultural Action; l’intervento dell’artista, in connessione con due grandi realtà operanti proprio in questo settore di interconnessione globale come Baobab Experience e Open Arms, è volto al recupero dei dati per evidenziare ciò che nei dati non appare, ossia le morti senza nome, quelle non documentate dai dati raccolti e che restano disperse in cerca di una dignità sepolta mentre privo della sepoltura è il corpo, nuovamente protagonista, come assenza e fantasma, nella creazione.

È dunque, quello su Arkadi Zaides, un focus imperdibile che mette in discussione temi urgenti e con la stessa urgenza mette di nuovo l’accento sull’arte come innesco di nuova identità; Orbita, grazie alla collaborazione con Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, si segnala ancora per essere veicolo di accoglienze speciali, progetti culturali di grande impatto e forza espressiva.

Redazione

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