«Solo il teatro salverà il mondo – / visto che non è in grado di cambiarlo».
Giuliano Scabia se ne va la mattina del 21 maggio 2021, accompagnato dall’affetto di colleghi, studenti, amici – una nostalgia felice, un calore che avvolge anche quelli che, troppo giovani, non hanno potuto incontrare quest’uomo poeta. “Scala e sentiero verso il paradiso. Trent’anni di apprendistato teatrale attraversando l’università” è l’ultimo libro di Scabia: raccoglie le trascrizioni, a cura di Francesca Gasparini, delle registrazioni realizzate al Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo della Sapienza, il 26 e 27 settembre 2012. In queste lezioni/racconto, Scabia ripercorre la sua esperienza di docente “allievo in prova”, come si definisce, al DAMS di Bologna dal 1971 al 2005; un uomo dell’arte travestito da cavaliere e da diavolo che viene chiamato nel mondo scottante che è l’università degli anni ’70, e che si trova a dirigere, accompagnare gli studenti di quegli anni per le strade della città, per paesi e villaggi, con tutti i loro fermenti, moti, umori agitati in una società sul punto di esplodere. Nel 2023 esce, invece, di Massimo “Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia”. Il volume si promette di ripercorrere il lavoro teatrale di Scabia tra poesia e teatro, dai manicomi alle università, alle esperienze nelle comunità rurali, ai rari, perigliosi esperimenti nei grandi teatri. Questi due volumi hanno il merito di accompagnarci nel viaggio mai compiuto di un poeta tra la poesia, la musica, il teatro, il teatro magazzino, luogo della verità incompleta, del trauma, dell’azione più che della visione, di un teatro che è dialogare continuo alla ricerca del senso del teatro, che vuole portarsi violentemente fuori dal “giro dei teatranti”. Un teatro rifondato che a volte smette di essere teatro esso stesso e assume forme impreviste, aperte, uno “schema vuoto” da riempire di volta in volta, di situazione in situazione. E che ha saputo lasciare incisioni, squarci, memorie indelibi nella storia contemporanea e successiva come nelle testimonianze di chi ha partecipato a quei vuoti da colmare. L’elemento forse più affascinante di questi due volumi è l’apparato di immagini che li correda: fotografie d’epoca, locandine, ma soprattutto schizzi, disegni, appunti dello stesso Scabia. Un pensiero grafico, geometrico e estemporaneo, che sa restituirci l’ironia e il tracciato di un instancabile percorso di ricerca; traspare, dal racconto, dalle lettere, dagli appunti, un Novecento del cambiamento, sempre sull’orlo della rivoluzione, un passaggio sfumato ai nostri anni duemila. E quella nostalgia che ci prende. Di un’università viva. Di un manicomio rifondato. Di un gorilla che aspira a navigare il Po. Di giganti, cavalli e ippogrifi. Di una comunità che si lascia guidare per dare vita al drago che, inesorabilmente, vincerà sul cavaliere. Indicazioni bibliografiche: Scala e sentiero verso il paradiso. Trent’anni di apprendistato teatrale attraversando l’università, di Giuliano Scabia, La Casa USHER (2021); Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia, di Massimo Marino, La Casa USHER (2023)